La Russia continua la sua strategia di censurare i media e di limitare la libera informazione: questa volta Mosca si scaglia contro Wikipedia, tanto da chiedere all’enciclopedia online una multa pari a 4 milioni di rubli.

Russia-Wikipedia, i motivi della multa

Come riporta Sky News, il Roskomnadzor – ente regolatore dei media in Russia – ha chiesto a Wikipedia di rimuovere “informazioni imprecise su un’operazione militare speciale della Federazione Russa in Ucraina finalizzata alla disinformazione degli utenti russi”. Oltre a rimuovere gli articoli incriminati, Mosca vuole dalla piattaforma un risarcimento di 4 milioni di rubli.

Non è la prima volta che il Cremlino si scaglia contro Wikipedia visto che, all’inizio del mese scorso, aveva minacciato di bloccare la piattaforma: alla base di questa scelta c’era la pagina ‘Invasione della Russia in Ucraina’ che – secondo i paramentri di Mosca – conteneva informazioni imprecise sulle vittime ucraine e su quelle militari russe.

La risposta della Wikimedia Foundation

La Wikimedia Foundation, società a capo della piattaforma, non si è lasciata intimidire dalle minacce e ha continuato il suo lavoro d’informazione, andando anche oltre il suo operato: a seguito dell’arresto di Mark Bernstein, blogger ed editor di Wikipedia nella lingua russa, l’enciclopedia online ha creato la pagina Detention of Mark Bernstein.

Il blogger è stato arrestato dalla polizia bielorussa per aver violato la legge sulle fake news approvata nei giorni scorsi da Mosca: ora rischia svariate multe e fino a 15 anni di carcere. Nelle ultime settimane si è registrato un aumento dei download della versione russa di Wikipedia: gli utenti temono l’oscuramento della piattaforma, come è successo a Instagram, Facebook e Twitter.

Un rappresentante di Wikipedia ha affermato che le informazioni sulla piattaforma sono costantemente verificate e migliorate da molti editor volontari, al fine di offrire notizie gratis, libere e verificabili: un’affermazione che fa intendere la volontà di proseguire con il proprio lavoro e di non piegarsi alle richieste della Russia.

 

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