La questione dell’aumento del budget militare frattura la maggioranza. E se non è già crisi di governo, poco ci manca: la rottura fra presidenti del Consiglio, passato e presente, lacera la maggioranza. Da una parte Mario Draghi, dall’altra il riconfermato leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Il tutto mentre oggi arriva in Parlamento il decreto Ucraina. E si andrà probabilmente alla conta.
Budget militare, dallo 0,6% al 2% del Pil
Questa l’obbligazione presa anche dal nostro Paese in chiave Nato. L’incremento del budget destinato al comparto militare deve passare dall’attuale 0,6% al 2% del Prodotto Interno Lordo italiano. Si tratta di diversi miliardi di euro. Cifre che i 5 Stelle non vorrebbero destinare agli armamenti e che difficilmente sarà raggiungibile senza scostamento di bilancio.
Giorgia Meloni, il budget militare, la frattura
Il merito di questa situazione politica è a monte, e non riguarda né Mario Draghi né Giuseppe Conte ma Giorgia Meloni: Fratelli d’Italia ha infatti presentato un ordine del giorno sulle spese militari, senza richiederne la votazione in commissione Difesa ed Esteri. Ciò ha portato l’ex premier ad irrigidire le posizioni, in un incontro serrato durato con Draghi circa un’ora e mezza. Per Conte “L’Italia ha altre priorità”, per l’ex capo della BCE bisogna onorare i patti. La situazione è talmente problematica che Draghi nella serata di ieri è salito al Quirinale per conferire con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Dal Pd si esprime una profondissima preoccupazione mentre il leader di Italia Viva Renzi paragona il confronto Draghi Conte allo scontro fra statisti e populisti.
L’incremento del budget militare
Tutto parte dal 2006, durante un vertice della Nato tenuto a Riga: in quella cornice i ministri della Difesa dei Paesi membri espressero la volontà di destinare il 2% del loro prodotto interno lordo alla spesa militare. Un portavoce dell’alleanza riferì che non si trattava di un impegno vincolante, posizione ribadita più volte nel corso dei vertici tenutisi negli anni. I fact checker di Pagella Politica, che hanno ricostruito la vicenda, spiegano: “Tutti gli alleati che spendevano meno del 2 per del Pil in ambito militare – tra cui anche l’Italia – avrebbero dovuto evitare ogni ulteriore riduzione per questa voce di spesa, e anzi avrebbero dovuto aumentare il budget seguendo le direttive Nato, in modo da raggiungere la soglia del 2 per cento entro i successivi dieci anni (quindi entro il 2024)”. Impegno preso nel settembre 2014 al summit di Newport, in Galles.