Guerra e pace, tra Russia e Ucraina i negoziati in corso ma la guerra continua. Continuano i raid russi su Kiev e nei suoi dintorni, nonostante gli spiragli di negoziato emersi durante i colloqui a Instambul e l’annuncio del Cremlino di una riduzione delle ostilità.
Guerra e pace tra Russia e Ucraina
I colloqui di pace si sono tenuti con la promessa della Russia di ridurre le sue operazioni militari intorno alla capitale e nell’Ucraina settentrionale.
Ospitata dal presidente turco Tayyip Erdogan la riunione è avvenuta quando l’invasione russa è stata fermata sulla maggior parte dei fronti da una forte resistenza, con gli ucraini che hanno riconquistato il territorio in contrattacchi, anche se migliaia di civili continuano a essere intrappolati nelle città assediate.
Si tratta del primo incontro faccia a faccia tra le parti dal 10 marzo e il Paese di Zelensky ha proposto di adottare uno status neutrale ma con la garanzia internazionale di essere protetto dagli attacchi.
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Proposte e negoziazioni
Le proposte includerebbero un periodo di consultazione sullo stato della Crimea annessa alla Russia e potrebbero entrare in vigore solo in caso di cessate il fuoco definitivo, hanno affermato i negoziatori.
Il principale negoziatore del Cremlino Vladimir Medinsky ha concluso l’incontro con la prospettiva di esaminare le proposte ucraine riferendole al presidente Vladimir Putin. E intanto si apre la prospettiva di un nuovo incontro tra Putin e il presidente Volodymyr Zelenskiy.
Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelenski, ha dato la priorità alle garanzie di sicurezza e alle condizioni per un cessate il fuoco per risolvere i problemi umanitari.
3,9 milioni di persone fuggita, e alcuni tornano indietro
Intanto, a più di un mese dall’inizio della guerra, il più grande attacco a una nazione europea dalla seconda guerra mondiale, oltre 3,9 milioni di persone sono fuggite all’estero, migliaia sono state uccise e ferite e l’economia russa è stata colpita dalle sanzioni.
E oggi, alcuni rifugiati ucraini, hanno deciso di fare il viaggio di ritorno nel loro paese dove hanno lasciato i loro cari, nonostante l’incertezza sulla fine dei combattimenti.