Covid in Italia, oggi 29 marzo, contagi in netta risalita.
Dopo il calo del lunedì (risultato di un minor numero di tamponi processati), la curva dei nuovi casi torna a crescere.
I numeri del covid in Italia
Il bollettino del ministero della Salute, con gli aggiornamenti sull’epidemia di coronavirus in Italia, segnala 99.457 nuovi positivi e un tasso di positività in aumento (15%).
Lievita il numero dei morti: 177. Nuovo balzo di ricoveri: +244 rispetto a ieri, mentre sono stabili le terapie intensive. Impennata di infezioni registrate in Lombardia, con più di 12mila infezioni giornaliere e in Veneto (9.600). Forte rialzo anche in Puglia (oltre 10mila) e in Lazio (oltre 11mila). Sopra quota 11mila casi anche la Campania
Il rialzo di nuovi casi e ospedalizzazioni non sembra comunque allarmare le autorità sanitarie che, pur predicando cautela, si dicono favorevoli alle riaperture in programma dal primo aprile, in concomitanza con la fine dello stato di emergenza. Un alleggerimento che arriverà anche se i dati dell’occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di area non critica da parte di pazienti Covid risalgano oggi al 15% in Italia (un anno fa era però al 43%).
Secondo i numeri Agenas nelle ultime 24 ore cresce in 9 regioni, superando in 7 il 20%: Abruzzo (21%), Calabria (34%), Umbria (32%), Basilicata (28%), Sicilia (25%), Marche (23%), Puglia (21%). L’occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5% in Italia a fronte del 40% raggiunto un anno fa, ed è sotto il 10% in tutte le regioni, eccetto la Calabria dove sale di 2 punti percentuali e raggiunge il 12%.
Una chiave di lettura del deciso rialzo dei contagi la fornisce Massimo Galli
“È un dato di fatto che Omicron 2 si sta mostrando rapidamente in grado di sostituire Omicron 1, con una velocità che delta e alfa non avevano”, dice il professore ad Agorà, su Rai Tre.
Per questo “si sta velocemente, non gradualmente, sostituendo alla 1 e sostiene in tutta Europa un nuovo incremento di casi di Covid-19. E quando i casi sono tanti, anche se la variante non è particolarmente cattiva, corrispondono a un aumento di ospedalizzazioni, anche in intensiva”.