“L’effetto della guerra sarà ampio nel tempo. La vicenda bellica tra Russia e Ucraina sta provocando un aumento dei prezzi del grano e dei derivati nel nord Africa e questo potrebbe rideterminare una crisi alimentare “, così ha recentemente tuonato il ministro de lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando nel corso del convegno Empowerment femminile. “Non tutto il cibo che arriva sulle nostre tavole proviene dall’Italia. Anzi, ci affidiamo molto alle importazioni dall’estero, perché non riusciamo a produrre cibo a sufficienza”.

Coldiretti:” Aumenta l’importazione di grano, mais, orzo e carne”

A seguire le sue dichiarazioni fanno eco i dati di Coldiretti. Secondo l’associazione importiamo il 64% del grano tenero, di cui il 3,2% dai paesi protagonisti del conflitto: Russia e Ucraina. Vuol dire che ne produciamo in Italia solo il 36%. Un problema che si aggiunge all’inverosimile quantità di terreni agricoli abbandonati e inutilizzati (elemento messo in mostra da Gianni Girotto durante l’Italia s’è desta). Lo stesso problema riguarda anche per il mais: ne arriva da oltreconfine circa il 47%. Importiamo anche il 49% della carne bovina, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo. Non riusciamo a soddisfare del tutto nemmeno la richiesta di carne di maiale (l’Italia ne importa il 37%) e della carne di capra e pecora (51%). Va meglio solo per latte e formaggi: l’Italia riesce a coprire 84% della domanda, esportandone anche una grande quantità essendo uno dei leader del settore.

Il motivo di questa decrescita è, in primis, dovuto al risparmio costantemente ricercato. Le aziende locali si rivolgono al mercato estero per motivi economici visto che all’estero alcuni prodotti (o processi di lavorazione) hanno un prezzo più basso e fuori dall’UE le regole (come quelle per l’utilizzo dei pesticidi) sono meno stringenti. Un altro problema riguarda la crisi energetica: dopo lo scoppio della guerra sono aumentati di almeno un terzo i costi di produzione dell’agricoltura. Gli aumenti più elevati hanno riguardato i concimi (+170%), la stessa energia (+80%) e i mangimi (+50%).  Secondo Coldiretti, “l’Italia è costretta ad importare materie prime agricole anche a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori, costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni”.

Macron:”Serve un piano d’emergenza”

Un problema che, almeno in questo momento, non sarebbe tra i primi punti dell’agenda politica del governo nostrano. Contrariamente a ciò, invece, si sta muovendo il premier Macron visto  ha proposto ad alleati e partner un piano d’emergenza per la sicurezza alimentare mondiale. Perché nel caso contrario – ha detto- la guerra provocherà fra 12 e 18 mesi “una carestia di grano ineluttabile”.
La penuria di cereali rischia di colpire prima di tutti l’Egitto e l’Africa del Nord, quindi Macron avrebbe proposto anzitutto “un piano d’emergenza di liberazione degli stock nel caso di crisi per evitare qualsiasi situazione di penuria e moderare gli aumenti dei prezzi”.

L’Italia, nel frattempo, attende, con buona pace dei consumatori.