Spese militari Italia, la chiesa ancora contro. Un altro esponente della chiesa, dopo il Pontefice, prende una netta posizione sul possibile aumento delle spese militari. Don Giulio Albanese, afferma con chiarezza: “In Ucraina la comunità internazionale deve investire più risorse nel dialogo, e in questo senso è stato fatto molto poco. Spendere il 2% del Pil per finanziare il settore delle armi invece è scandaloso, così come è scandaloso che in piena pandemia l’unico settore che non conosce recessione sia quello bellico”.
Spese militari Italia, la chiesa ancora contro
Il missionario e giornalista Padre Giulio Albanese lo dice all’agenzia Dire a due giorni dal voto del Senato sul cosiddetto Decreto Ucraina, sui cui è in corso la discussione in seno al governo. Due ordini del giorno al provvedimento presentati dalla Lega e da Fratelli d’Italia implicherebbero, se accolti, l’aumento fino al 2% delle spese militari entro il 2024. La proposta della Lega è stata già approvata dalla Camera.
Guerra insensatamente immorale
Secondo padre Albanese la strada di un maggiore impegno nel settore militare, non è quella corretta, mentre sarebbe da preferire la via del dialogo. “L’articolo 500 del compendio della dottrina sociale della Chiesa afferma che una guerra di aggressione è insensatamente immorale e quindi, per certi versi, ammette la legittima difesa”, premette il religioso in relazione all’offensiva militare lanciata dalla Russia in Ucraina lo scorso 24 febbraio.”
Investire in dialogo e negoziati
“Il documento però- prosegue padre Albanese citando sempre il compendio- afferma che le misure di difesa sono valide solo a condizione che tutti gli altri mezzi per porre fine a una guerra si siano rivelati impraticabili e che il ricorso alle armi non provochi mali peggiori di quello da estirpare”. Per il missionario quindi, “è qui che dobbiamo investire maggiori risorse, soprattutto a partire dall’Europa: nel dialogo e nel negoziato”.