In questi giorni si è sviluppato un dibattito molto delicato sul confine tra libertà e responsabilità a proposito degli interventi che conduttori televisivi e intellettuali fanno sul tema della guerra in Ucraina. La discussione è anche su chi viene invitato ai vari talk show e chi rivolge gli inviti, quando viene accusato di ospitare opinionisti considerati dai più fuori dalle righe, se la cava dicendo che bisogna dare la parola a tutti. E’ un fatto di sacrosanta libertà, viene detto.
E allora occorre aprire un altro fronte di discussione, quello che porta alcuni ad affermare che libertà è responsabilità. Sono due facce della medaglia ma devono diventare una sola. Occorre capire che essere liberi è giusto, un dono che è costato sacrifici e sangue.
Essere liberi di fare ciò che è bene e non ciò che piace
Essere liberi di conoscere, di esprimere il proprio punto di vista, di confrontare le diverse visioni attraverso il dialogo costante. Essere liberi di fare delle scelte ma nello stesso tempo consapevoli che le nostre azioni, le nostre parole possono produrre effetti positivi o negativi anche sugli altri.
La libertà, infatti, è il potere di fare ciò che è bene, non ciò che piace e, come diceva Montesquieu, “comporta responsabilità e il diritto di fare ciò che le leggi permettono. Se un cittadino avesse il diritto di fare ciò che è proibito, non sarebbe libertà, perché chiunque altro vorrebbe avere lo stesso diritto”. E allora sarebbe il caos. Ecco perché non si può parlare di libertà “e” responsabilità ma di libertà “è” responsabilità.
Stefano Bisi