Novanta minuti in amichevole che hanno tanto il sapore amarissimo della beffa. Martedì sera, ore 20.45, si gioca a Konya la gara tra Turchia e Italia, le due squadre eliminate rispettivamente da Portogallo e Macedonia del Nord nelle semifinali dei playoff Mondiali.
La partita che nessuno avrebbe mai voluto giocare e che invece vedrà gli azzurri scendere nuovamente in campo cinque giorni dopo la clamorosa sconfitta del Renzo Barbera di Palermo contro la Macedonia che ha certificato la fine del sogno Mondiale e la nuova débâcle azzurra. Una delle pagine – insieme a quella di quattro anni prima con la mancata qualificazione anche in quel caso al Mondiale dopo gli spareggi persi con la Svezia – più buie della storia del calcio italiano (QUI le ragioni del fallimento azzurro).
⏱ Risultato finale
— Nazionale Italiana ⭐️⭐️⭐️⭐️ (@Azzurri) March 24, 2022
🇮🇹🇲🇰 #ItaliaMacedoniaDelNord 0️⃣-1️⃣
📋 Gli #Azzurri beffati nel recupero, non passano a Palermo#ITAMKD #Nazionale #VivoAzzurro pic.twitter.com/1B5IUGYMgt
Turchia-Italia, perché si gioca
Tutti sotto accusa, dal Commissario tecnico azzurro Roberto Mancini (QUI le ultime sul possibile successore) ai vertici Federali (ma l’analisi va estesa all’intero movimento calcistico nazionale), nessuno escluso. Ora ci sarà da rifondare. Prima, però, la beffa di indossare nuovamente gli scarpini e scendere in campo contro la Turchia martedì 29 marzo. Ma per quale motivo si gioca questa gara? L’unico senso attribuibile al match amichevole è quello che la partita mette in palio punti per il ranking Fifa.
Una graduatoria che potrebbe essere sicuramente utile in futuro (in base a questa si decretano le fasce di merito per le grandi manifestazioni internazionali), ma che purtroppo al momento non interessa all’Italia, fuori incredibilmente dal Mondiale per la seconda volta consecutiva.
All’indomani dell’amarissima sconfitta contro la Macedonia del Nord che ha chiuso le porte verso Qatar 2002, la squadra – rientrata nella notte da Palermo – è tornata ad allenarsi nel centro sportivo di Coverciano: una seduta di lavoro a porte chiuse, lontano da flash e telecamere. Con l’umore bassissimo e tanta delusione in corpo c’è da preparare la gara contro la Turchia. Quella che nessuno avrebbe mai voluto giocare.