È finita (almeno per il momento) nel peggior modo possibile l’avventura di Pippo Inzaghi sulla panchina del Brescia. L’allenatore ex Milan, infatti, è stato esonerato dal presidente Cellino – che ha scelto nuovamente Corini per la panchina – dopo gli ultimi risultati negativi, nonostante la squadra si trovi al quinto posto in classifica a -5 dalla vetta in Serie B.
Una decisione legittima? Non proprio, stando al vincolo contrattuale che legava Inzaghi al Brescia. Nell’accordo infatti era presente una clausola che impediva il suo esonero con la squadra tra le prime otto posizioni in classifica: il presidente Cellino, però, ha deciso di procedere lo stesso nelle scorse ore, sollevando l’allenatore piacentino dall’incarico che ricopriva dalla scorsa estate.
Dopo l’ufficialità dell’esonero, Inzaghi non ha nascosto tutto il suo dispiacere annunciando per altro azioni legali: “Nove mesi fa sono arrivato a Brescia carico di voglia di fare, di ritornare in una piazza calda per costruire qualcosa di bello in due anni di progetto; mi era stato chiesto un consolidamento della squadra in Serie B, con un sogno playoff, dal quale era nato l’impegno della società a non esonerarmi qualora la squadra fosse rimasta tra le prime otto, ad evidenziare che, se si fosse raggiunto quell’obiettivo, nulla avrebbe potuto togliermi il posto”, le parole pubblicate nel post Instagram da Inzaghi.
Filippo Inzaghi sollevato dall'incarico di tecnico della Prima Squadra. ⚽️
— Brescia Calcio BSFC (@BresciaOfficial) March 23, 2022
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Brescia-Inzaghi, battaglia legale dopo l’esonero
“Tra me e la città è stato subito amore… una città calorosa, discreta e mai caotica mi ha accolto come una famiglia! A Brescia è nato mio figlio e qui staremo per un po’. Assieme all’enorme rammarico per questo esonero, comunicato con una fredda e-mail senza nemmeno una telefonata, lascio un gruppo splendido che mi sono sudato, lascio un treno in corsa che non avrei mai voluto lasciare”, le parole dell’ex allenatore del Brescia.
Che preannuncia una battaglia legale per tutelare i propri diritti: “Ci tengo però a concludere con una riflessione che verrà approfondita nelle sedi competenti… Seppur privilegiati, anche noi sportivi siamo dei lavoratori, soggetti ad obblighi, doveri e diritti; sottoscriviamo contratti di lavoro come chiunque nel mondo del lavoro, che prevedono i diritti e, soprattutto, i doveri. Trovo assurdo che uno Stato come l’Italia che per l’appunto è una ‘Repubblica basata sul lavoro’, le alte cariche dello sport non assumano responsabilità per tutelare gli impegni contrattuali, scaricandole da una persona all’altra, ma sono sicuro che la ruota giri sempre per tutti e dopo la tempesta venga sempre la quiete. Grazie di tutto Brescia e grazie a tutti voi bresciani. Ad maiora, Pippo”.