9 anni di carcere. Oltre 3.800 giorni dentro una cella. A tanto ammonta la nuova condanna del dissidente russo Alexei Navalny. A ciò si aggiunge una multa da 1 milione e 200mila rubli per “oltraggio alla corte”. Secondo la giudice Margarita Kotova infatti “Navalny ha commesso frode, in particolare appropriazione indebita di beni di qualcun altro attraverso bugie e abuso di fiducia”.
Condannato direttamente dal carcere
La giudice Kotova ha emesso la sentenza in un’aula giudiziaria improvvisata, all’interno della colonia penale ad est di Mosca, dove l’oppositore russo era già recluso da circa un anno: l’attivista russo di origini ucraine sta infatti già scontando una reclusione di due anni e mezzo per violazioni della libertà vigilata relative ad accuse che secondo lui sono state inventate per contrastare le sue ambizioni politiche. “Putin ha paura della libertà” le sue parole, dopo la condanna. Dopo la sentenza sono stati fermati dalle forze dell’ordine anche i due legali dell’oppositore politico del Cremlino, Olga Mikhailova e Vadim Kobzev. Secondo quanto confermato da quest’ultimo, i due sarebbero stati rilasciati dopo poche ore.
L’occidente chiede la liberazione di Navalny
Sulla nuova condanna, l’occidente ne chiede l’immediata liberazione: l’Unione europea condanna fermamente la nuova pena inflitta per motivi politici, mentre dagli Stati Uniti, il portavoce del dipartimento di Stato americano Ned Price chiede il rilascio immediato di Navalny. Dal Regno Unito, il portavoce di Boris Johnson definisce quelle mosse contro l’oppositore politico “accuse fabbricate”: “I nostri pensieri sono per Aleksei Navalny e la sua famiglia, mentre egli continua a mostrare un incredibile coraggio nell’opporsi al regime” del Cremlino, ha detto il portavoce. Le imputazioni di truffa e oltraggio alla corte di cui Navalny è stato riconosciuto colpevole oggi sono solo “altre accuse fabbricate che Putin usa contro chi cerca di chiamarlo a rispondere dei suoi atti“.
Pochi giorni fa una protesta anche in tv
I dissidenti del regime russo di Vladimir Putin iniziano ad essere parecchi. E mentre quotidianamente sono centinaia, se non migliaia, le persone arrestate dalle forze dell’ordine russe nel corso delle manifestazioni di piazza, non è passata inosservata la protesta di Marina Ovsyannikova, dipendente dell’emittente Channel One, che ha fatto irruzione durante la diretta del telegiornale armata di un cartello che inneggiava alla pace:
“No alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo”
Intanto, nel cercare di isolare e screditare la donna, il vicedirettore di Channel One Kyrill Kleymonov la definisce “spia e traditrice”.