Gli investimenti realizzati in Italia nel settore “acqua” raggiungono i 49 euro annui per abitante. Siamo in crescita del 22% dal 2017, mentre il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina 4,4 miliardi per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo. Di contro, il consumo pro capite di acqua potabile resta eccessivo rispetto alle medie europee. Si mantiene elevato il divario tra il Sud e il resto del Paese, nonché tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”.

È il quadro che emerge dal nuovo Blue Book, la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato, realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat, i cui principali dati sono stati presentati oggi alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua con Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche. L’analisi della destinazione degli investimenti realizzati dai gestori evidenzia come l’obiettivo prioritario sia il contenimento dei livelli di perdite idriche che assorbe quasi un terzo degli investimenti realizzati (32%); seguono, tra i principali interventi, gli investimenti nelle condotte fognarie (21%) e quelli per gli impianti di depurazione con il 14%.

Gli investimenti nell’acqua sono diversi in Italia

Restano infatti ancora grandi differenze tra le aree del Paese. La stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel biennio 2020-2021 è pari a 65 euro l’anno per abitante. Tutto per il Centro, seguito dal Nord-Ovest (52 euro) e dal Nord-Est (48); decisamente più bassa la stima per il Sud, pari a 35 euro l’anno per abitante. Lo stesso dato crolla nelle gestioni ‘in economia’, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico. Qui gli investimenti medi annui si attestano a 8 euro, ben al di sotto dei 49 rilevati nel resto del Paese. Sono più di 8 milioni le persone residenti in Comuni dove almeno un servizio è gestito direttamente dall’ente locale. Di questi 5 milioni (63%) sono gli abitanti di Comuni in cui è l’intero servizio idrico a essere gestito direttamente dall’amministrazione locale.