Soluzione finale, genocidio. Norimberga. Non stiamo parlando della seconda guerra mondiale ma di quanto sta accadendo in Ucraina. Da quando, lo scorso 24 febbraio, Vladimir Putin ha dato il via a quella che in Russia si chiama operazione speciale. Guerra nel resto del mondo.

La nuova strategia di Putin in Ucraina

Doveva essere un conflitto lampo, da risolversi in pochi giorni. Ma la poderosa resistenza ucraina ha costretto il presidente Putin a cambiare i suoi piani in Ucraina. Secondo l’intelligence britannica la Russia è passata infatti a una “strategia di logoramento” che “implica l’uso indiscriminato della potenza di fuoco”.

Questo spiegherebbe il bombardamento del Teatro Drammatico e della scuola di Mariupol. Due obiettivi che non sono strategici, come possono essere invece i ponti, le strade e le centrali nucleari. Ma due semplici rifugi, che accoglievano complessivamente quasi 2000 civili.

Perché sarebbero proprio loro, i civili, il nuovo obiettivo dello Zar. Non tanto in funzione di un genocidio come accusano le autorità ucraine, ma più come strumento di propaganda. Da un lato per fare pressione sull’opinione pubblica internazionale, dall’altro per convincere Zelensky a desistere facendo leva sulla paura dei suoi cittadini, che continuano ad essere convinti sostenitori dell’operato del presidente.

Stanno cercando di cancellare l’Ucraina, il Paese, la sua storia”. Ha avvertito più volte Zelensky. Le bombe russe infatti hanno già distrutto il Memoriale dell’Olocausto di Kiev e parte di un museo a Kharkiv. Per questo, ad Odessa e Leopoli, il patrimonio artistico della Repubblica è corso ai ripari. Gli operatori culturali ucraini hanno iniziato a impacchettare i monumenti più preziosi, costruendo palizzate di fortuna con sacchi bianchi colmi sabbia per far rimbalzare i colpi di mortaio, indesiderati, dell’esercito russo.

Perché in una guerra stilizzata che corre in parallelo a quella impastata di sangue e fango, proteggere le ricchezze del Paese è fondamentale per proteggere la propria identità.

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