Secondo le rilevazioni ISTAT, nel mese di febbraio 2022, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0.9% su base mensile e del 5.7% su base annua (da +4.8% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

 

Istat: prezzi dei beni energetici e alimentari alle stelle

L’accelerazione dell’inflazione è dovuta principalmente dall’aumento dei prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +38.6% di gennaio a +45.9%), e in misura minore dai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +2.2% a +3.1%) sia non lavorati (da +5.3% a +6.9%). I prezzi dei beni energetici regolamentati, ad esempio, risultano quasi raddoppiati rispetto allo stesso mese del 2021. L'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1.5% a +1.7% e quella al netto dei soli beni energetici da +1.8% a +2.1%.

Su base annua aumentano in misura abbondante i prezzi dei beni (dal 7 all’8.6%), mentre rimangono stabili quelli dei servizi (a +1,8%). Si allarga quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -5.2 punti percentuali di gennaio a -6.8).

 

Aumentano i prezzi, Coldiretti: “Aziende vendono sottocosto”

I prezzi aumentano e le famiglie non riescono più ad arrivare a fine mese. Questo il grande problema legato anche al fatto che i salari sono fissi e stabili ormai da anni. Anche gli agricoltori e gli allevatori, denuncia la Coldiretti, non riescono a coprire più i costi di produzione.
Con il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole, le aziende sono costrette a vendere sottocosto e a pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua.

Quali prodotti hanno subito una variazione di prezzo?

Carrello della spesa a rischio. In testa alla top 10 dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è l’olio di semi. Perche? I semi di girasole vengono importati dall’Ucraina, ma che a causa della guerra hanno interrotto le spedizioni e hanno portato il sold out negli scaffali. A seguire sul podio forti rincari anche sulla verdura fresca (crescita lievitata al 17%), la pasta (+12%), il burro (+12%), i frutti di mare (+10%), la farina (+9%), la margarina (+7%), la frutta fresca (+7%), il pesce fresco (+6%) e la carne di pollo (+6%).

 

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