Gli atleti della Russia sono stati esclusi da quasi tutte le competizioni sportive dopo l’invasione russa in Ucraina. Un gesto per condannare quanto fatto da Putin, ma una decisione sbagliata secondo Mircea Lucescu. L’allenatore della Dinamo Kiev, rientrato a Bucarest dopo lo scoppio della guerra, si è detto contrario a questa scelta: “Lo sport non ha nulla a che vedere con la politica, non sono d’accordo – spiega a Radio Anch’io lo Sport – Gli sportivi devono continuare a far parte delle competizioni, lo sport può solo aiutare e unire“.

Aiuti di cui hanno bisogno anche gli atleti ucraini per poter riprendere l’attività, tanto che Lucescu lancia un appello all’Italia: “Siamo in grande difficoltà. Non solo il calcio, ma anche i campioni degli altri sport che non riescono a dare continuità al loro mestiere. L’Italia inviti i campioni ad allenarsi perché la vita continuerà, anche dopo questo momento. L’Ucraina deve continuare a vivere e lo sport è importantissimo. Serve un aiuto anche per i bambini“.

 

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“Una guerra senza vincitori”

Lucescu ha vissuto l’incubo della guerra in Ucraina già nel 2014 quando allenava lo Shakhtar Donetsk e fu costretto a lasciare la città insieme a causa dei conflitti per l’indipendenza di Donetsk e Lugansk. “Pensavo che non ci sarebbero stati più conflitti, invece è successo di nuovo – ammette l’allenatore – Questo è un problema politico, non so come andrà a finire. Ci sarà una battaglia molto lunga e nessuno vincerà“.

Il pensiero di Lucescu è rivolto ai suoi giocatori rimasti in Ucraina: “Sono rimasto tre giorni per seguire la situazione, con l’aiuto di Ceferin e della Uefa siamo riusciti a far rientrare i calciatori stranieri nei loro paesi. Altri, però, sono rimasti in Ucraina dopo la legge marziale imposta dal Governo. Ho visto mariti e padri che lasciavano mogli e figli, questo è stato terribile per me. Da Bucarest sto cercando di organizzare qualcosa per i ragazzi che sono lì“.