Non c’è pace per Naomi Osaka che nella sconfitta di Indian Wells rivive i demoni del passato dopo gli insulti di una spettatrice. È ormai di dominio pubblico che la tennista giapponese abbia sofferto le pressioni del circuito tennistico finendo per accusare seri problemi mentali.

Ad inizio gara contro Veronika Kudermetova, una spettatrice ha urlato “fai schifo” alla Osaka che da quel momento è sembrata subito in difficoltà. Alla fine, il match si è concluso sul 2-0 per la russa che ha chiuso la pratica in un facile 6-0,6-4.

Ricordiamo che agli US Open dello scorso settembre, Naomi aveva dichiarato di volersi prendere una pausa dal tennis, sconvolta da attacchi di panico e depressione. Ad Indian Wells, purtroppo, non sembra esser cambiato molto con la giapponese che ha perso certezze al primo insulto dagli spalti.

La reazione di Naomi Osaka agli insulti

L’accoglienza poco clemente del pubblico di Indian Wells ha sconvolto Naomi Osaka che al primo insulto è scoppiata in lacrime. A quel punto la tennista giapponese si è rivolta al giudice di gara chiedendo di poter utilizzare il microfono per rivolgersi alla platea; la sua richiesta è stata tuttavia respinta dall’arbitro che ha riferito che avrebbe espulso la spettatrice in caso di nuove ingiurie.

Nel dopo gara, la Osaka ha avuto tempo per spiegare le ragioni delle sue lacrime, ricordando un precedente capitato alle sorelle Williams:

“A dire il vero, sono già stata insultata in passato, non mi ha dato fastidio. Ma il fatto che sia capitato qui, ho guardato un video di Venus e Serena che venivano infastidite qui, e se non l’avete mai guardato, dovreste farlo. Non so perché, ma è entrato nella mia testa. Sto cercando di non piangere”.

Dall’altro lato, la Kudermetova è rimasta molto più prudente dichiarando:

“Non ho sentito quello che la spettatrice le ha urlato. Ero concentrata sul mio servizio. Ma poi ho visto che Naomi ha iniziato a piangere”.

Insomma, non c’è ancora pace per Naomi Osaka ma il mondo del tennis non vede l’ora di riaccoglierla nel pieno delle sue forze.