Nome in codice Jedi Blue. In pratica un accordo fra Meta (Facebook) e Google riguardo le pubblicità digitali e su cui adesso diversi paesi hanno acceso un faro e vogliono chiarimenti. Fra questi l’Unione Europea e la sua Antitrust, che teme un danno per editori e inserzionisti. Anche il Regno Unito ha deciso di aprire un’inchiesta.
Jedi Blue: i dettagli dell’accordo Google – Facebook
L’accordo fra i due colossi tecnologici, anticipato da qualche rivelazione del New York Times, fu siglato nel settembre 2018 e prevedeva la partecipazione di Meta al programma Open Bidding di Google. In pratica la convinzione dell’Antitrust europea è che le due società abbiano violato le regole della concorrenza europea a danno di editori ed inserzionisti. La partnership fra le due società avrebbe permesso di ottenere maggiori benefici ai danni di singoli inserzionisti. Come ha confermato la vicepresidente dell’Unione Europea e responsabile per la Concorrenza Margrethe Vestager:
“Attraverso il cosiddetto accordo Jedi Blue tra Google e Meta, una tecnologia concorrente all’Open Bidding di Google potrebbe essere stata presa di mira con l’obiettivo di indebolirla ed escluderla dal mercato per la visualizzazione di annunci sui siti web e sulle app di editori che si affidano alla pubblicità display online per finanziare i contenuti online per i consumatori”.
Se i timori di Bruxelles fossero confermati questa intesa avrebbe ripercussioni su tutti, come spiega ancora la Vestager:
“Limiterebbe e distorcerebbe la concorrenza nel mercato già concentrato della tecnologia pubblicitaria, a scapito delle tecnologie di pubblicazione degli annunci rivali, degli editori e, in definitiva, dei consumatori”.
Facebook, Google e la pubblicità online: Open Bidding
La piattaforma Open Bidding è una chimera per chi non conosce appieno il mondo di internet e dell’internet advertising. Open Bidding può essere semplificato come l’immagine di una enorme borsa (una Wall Street digitale) dove diverse società non acquistano beni bensì visibilità e spazi pubblicitari. La piattaforma di Google permette in tempo reale a diverse società di acquistare in asta le impression su determinati siti o spazi degli stessi. Dopo aver vinto l’asta per quello spazio, ecco che si apre la catena di società di profilazione dati: ecco perché talvolta diversi annunci ci si ripresentano anche dopo diverse pagine navigate. E su questo sistema Meta e Google avrebbero fatto un vero e proprio accordo. Jedi Blue. Secondo il New York Times, Google agevolava Meta (all’epoca ancora Facebook) e raddoppiava il suo tempo a disposizione per acquistare gli spazi pubblicitari: se gli avversari avevano ben 160 millisecondi, la società di Mark Zuckerberg ne avrebbe avuti a disposizione ben 300.
Le reazioni dei colossi
L’unico ad aver preso la parola per ora è stato Google, che respinge tutte le accuse, parlando di un accordo non segreto ma pubblico:
“Le accuse mosse in relazione a questo accordo sono false. Si tratta di un accordo documentato pubblicamente e a favore della competizione, che consente a Facebook Audience Network (FAN) di partecipare al nostro programma Open Bidding, insieme a decine di altre società. Il coinvolgimento di FAN non è esclusivo e non riguarda vantaggi che possano aiutare a vincere le aste. L’obiettivo di questo programma è collaborare con una gamma di reti pubblicitarie e di exchange per aumentare la domanda di spazi pubblicitari degli editori, così da aiutare gli editori ad aumentare i ricavi. La partecipazione di Facebook serve a questo. Saremo felici di rispondere a tutte le domande della Commissione o dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato britannica”.