AICS: Pronti ad aiutare i profughi ucraini
Per le persone che fuggono dalla guerra la volontà di aiutare i bisognosi da parte di uno degli enti di promozione sportiva più conosciuti in Italia.
L’Associazione Italiana Cultura e Sport, con anni di esperienza nella coesione sociale dei migranti, si appella ai Comuni e alle Prefetture: “Sosterremo gli enti territoriali nei servizi socio-educativi e con il supporto legale“.
Lo stesso presidente Bruno Molea è intervenuto all’interno della trasmissione TG Plus condotta da Riccardo Borgia per parlarci del progetto nel dettaglio.
AICS: Pronti ad aiutare i profughi ucraini
“Noi questo progetto lo abbiamo sperimentato da sette anni, ci siamo occupati di migranti e minori provenienti più che altro dalle coste africane. Abbiamo una task-force rodata e capace di far fronte a questo tipo di necessità. Questo progetto non è limitato all’accoglienza, nel senso stretto di dare un tetto e un pasto caldo alle persone ma è un progetto che va oltre, che si occupa dei bambini in primis e del loro tempo a 360 gradi. Si vanno a creare attraverso i nostri operatori del post scuola, occasioni dove gli stessi bambini possano integrarsi con i nostri cittadini, quindi non vivere una vita da isolati ma tornare quanto più possibile ad una normalità. Nel dettaglio nella situazione che stiamo vivendo in questo momento con le persone che arrivano dall’Ucraina, bisognerà ricostruire una quotidianità che si è interrotta drasticamente. Bisognerà attuare processi di crescita attraverso lo sport, la vita familiare e li amici”.
Nel dettaglio lo sport è stato un veicolo importante
“Sicuramente noi abbiamo utilizzato la grande capacità attrattiva che lo sport porta con sé. Lo abbiamo infatti utilizzato come strumento funzionale a far si che attraverso la pratica sportiva ci fosse integrazione con la popolazione italiana. Attraverso lo sport abbiamo pensato che si potessero impartire i rudimenti basilari per una convivenza civile, per una tranquilla convivenza di una comunità composta da popoli che hanno usi e costumi completamente diverse. Questo progetto ha avuto ottimi risultati come ad esempio nella regione Toscana”.
Collaborazione con Comuni e Prefetture
Ad appellarsi agli enti territoriali è l’AICS, l’Associazione Italiana Cultura Sport, tra i primi enti di promozione sportiva del Paese composto da circa 140 comitati presenti in tutta Italia.
“Questo è stato un nostro punto di forza, la forza in ogni provincia e regione. Soprattutto le 12600 che sono affiliate all’AICS che si sono mobilitate per creare una rete e una presenza territoriale sempre più diffusa per dare risposte importanti. Una presenza questa che risponde ai mandati nazionali”.
Tanti argomenti per un numero importante di persone per creare una progettazione sociale
“Questa è strettamente necessaria. Il primo problema che ci siamo posti era quello di mettere in condizioni i nostri ospiti e poi poter parlare con i nostri cittadini. Questo è il primo passo per una corretta integrazione e per un corretto processo di coesione sociale. Quindi progettare il sociale vuol dire mettere in campo tutte le caratteristiche attraverso mediatori linguistici, attraverso legali e soprattutto i volontari che hanno provato ad interagire con queste persone offrendo opportunità di integrazione a queste persone in un contesto sociale di accoglienza e non di respingimento. Dobbiamo infatti in tempi rapidi conoscenza e sapere per quelle persone che vogliono poi rimanere e costruire una vita concreta nel nostro paese”.
Come si parla ad una generazione di ragazzi che hanno vissuto un passato di sofferenza e guerra
“Qui ci aiutano i nostri psicologi volontari. Gli stessi interagiscono e trovano le leve giuste a seconda del soggetto che hanno di fronte, soprattutto nei confronti di alcune categorie fragili come quella dei bambini. Per quanto l’accoglienza possa essere la migliore messa in campo la situazione rimane critica come nel caso dell’Ucraina. Talvolta le mamme hanno fatto attraversare la frontiera ai loro bambini rimanendo nel paese, quindi c’è da ricostruire tutto il loro tessuto interno fatto di fiducia e di accettazione di questa nuova situazione e soprattutto del superamento o la limitazione del questo grande trauma”.