Nella guerra fra Russia e Ucraina, gli chef stellati aprono i loro ristoranti per sfamare migliaia di sfollati
Fra le tante storie che arrivano sulla guerra fra Russia e Ucraina, c’è anche quella di diversi chef stellati che aprono i loro ristoranti a chi non ha più nulla. Levgen Klopogenko, è uno chef ucraino, l’unico per l’esattezza, nella lista “50 Next”, i talenti del futuro prossimo in cucina. Quella che propone è una cucina da fine dining, con menu creativi per poche persone ogni sera. Attualmente invece, è passato a sfornare pasti per migliaia di persone, confezionati peraltro con i pochi ingredienti a disposizione in uno scenario bellico difficilissimo. Ha iniziato nei primi giorni, con gli ingredienti stoccati nelle celle frigo, mentre ora sono i fornitori che lo aiutano con quello che possono.
Un giorno pollo, un altro orate congelate, a volte solo verdure. Non sa più che cosa cucinerà il giorno seguente, dipende da quello che gli viene fornito. I negozi sono quasi vuoti e il poco che si trova è destinato chiaramente alla popolazione. Il problema principale poi, è trovare farina e cereali, perché sono i primi prodotti che le persone hanno accumulato in dispensa all’inizio dei primi attacchi.
Chi si occupa dell’alimentazione nella guerra fra Russia e Ucraina
Questa storia, quella di Klopogenko è però solo una delle tante che ci confermano come (anche) il mondo della ristorazione in Ucraina stia facendo di tutto per dare il proprio contributo alla resistenza e all’assistenza umanitaria. Un contributo dei singoli chef, certo, e non solo. A scendere in campo in queste settimane ci sono anche i volontari di World Central Kitchen (wck). La rete che assiste i ristoranti partner nel mondo nelle grandi emergenze. L’associazione sta lavorando al supporto dei ristoranti locali nella preparazione dei pasti in cinque città ucraine, comprese Odessa e Leopoli. Ma i team di Wck sono presenti anche in Romania, Moldova, Ungheria e arriveranno presto in Slovacchia. Naturalmente nella lista non manca la frontiera più esposta, vale a dire quella polacca.
I volontari che fanno rete
World Central Kitchen, insieme a 26 ristoranti, ha servito finora oltre 41.000 pasti e sta continuando a espandere i propri sforzi nel Paese. A sostegno del gruppo locale Master’s Catering, il team sta poi allestendo una cucina a Krościenko dove si riuscirà a cucinare 10.000 piatti di cibo ogni giorno.
Dall’altro lato del conflitto, gli chef russi devono fare i conti con le prese di posizione adottate a livello internazionale anche sul fronte della ristorazione. Nel Paese infatti, i ristoranti sono sì aperti, ma sono stati ufficialmente privati delle tanto “sudate” Stelle Michelin. I loro cuochi sono stati esclusi dalla lista dei “The World’s 50 Best chefs”. In tutto questo però, chef, ristoratori, bartender, pasticceri e critici gastronomici non hanno mancato di esprimere il proprio dissenso alla guerra. In migliaia hanno firmato una lettera aperta per chiedere al Governo di Mosca che il conflitto venga fermato.
I nomi degli chef stellati
Anche l’autore Dmitry Grozny, critico gastronomico che lavora per l’agenzia di stampa MarketMedia, che ha sede a Mosca, e la collega Ekaterina Drozdova, giornalista, ristoratrice e attivista gastronomica, si sono mobilizzati per questa nobile causa.
Ci sono anche i professionisti che lavorano in ristoranti premiati nelle ultime settimane da Where To Eat Russia 2022, come Dmitry Blinov, Kristina Veselova, Igor Grishechkin. E ancora, ci sono la pastry chef di Beluga, Daria Shmarova, e lo chef Andrei Shmakov di Savva, entrambi ristoranti neo-stellati a Mosca nella prima edizione della Guida Michelin presentata ad ottobre 2021.