A poche settimane dalla furia di Alexander Zverev all’ATP di Acapulco sono arrivate le prime decisioni in merito alla sua squalifica dal circuito di tennis. A dirla tutta, al numero 3 del ranking è andata piuttosto bene perché le sanzioni economiche previste saranno attivate solamente in caso di nuovi incidenti.

Il vicepresidente dell’ATP, Miro Bratoev, ha confermato la squalifica di 8 settimane e di 25mila dollari di multa per aver “riscontrato un comportamento aggravato, secondo le parole del codice disciplinare”.

Tuttavia, come anticipato, il provvedimento non avrà effetto immediato ma si concretizzerà solo se da qui al prossimo 22 febbraio 2023 Zverev assumerà:

“Comportamenti irrispettosi o aggressivi, abusi verbali o fisici, nei confronti di un arbitro, avversario, spettatore o altra persona durante o alla fine di una partita”.

Dunque, sanzioni “congelate” a patto che Zverev non si ripeta nei suoi atteggiamenti sopra le righe in campo, una decisione che ha fatto storcere il naso a molti.

Le reazioni del circuito ATP dopo la squalifica sospesa di Zverev

Di sicuro, la mossa dell’ATP non ha pienamente convinto stampa ed atleti del tennis che a turno hanno commentato la notizia. Una delle voci più autorevoli che ha voluto sottolineare il suo pensiero in maniera decisa è quella di Serena Williams. L’ex campionessa già qualche giorno fa aveva dichiarato apertamente “se avessi fatto come lui, sarei finita in galera”. 

Anche Pam Shriver, ex n.3 del mondo, che oggi commenta per ESPN si è scagliata contro l’ATP dichiarando:

“Nominate un altro sport che non proteggerebbe i suoi funzionari che sono stati fisicamente attaccati e intimiditi da un concorrente, scegliendo una libertà vigilata contro una sospensione. Cosa mi sto perdendo?”.

Ricordiamo che grazie a questa decisione, Zverev potrà prendere parte al prossimo Indian Wells, in programma a partire da oggi. A chi esultava in riferimento a questo tema, altri organi della stampa hanno infine espresso il loro disappunto per la decisione ricordando che i tornei dovrebbero prescindere dalla partecipazione di un tennista piuttosto che di un altro, come insegna il caso Djokovic agli Australian Open.