Morti sul lavoro: due nuovi casi nelle ultime 48 ore riaccendono i riflettori su quella che è una vera e propria piaga del nostro paese, tra valutazioni approssimative ed interventi normativi deficitari.
Morti sul lavoro: due nuovi incidenti ad Aosta e Bologna
La strage delle morti sul lavoro in Italia non conosce tregua, né di fronte alla pandemia globale, né in presenza di un conflitto che fa tremare la stabilità internazionale come quello tra Russia e Ucraina.
Nel giro di 48 ore, altre due persone sono morte in incidenti sul lavoro nel nostro paese.
Salvatore Esposito, 61 anni, è deceduto giovedì pomeriggio a Chambave in Valle d’Aosta. A quanto appreso dagli inquirenti accorsi sul posto, l’uomo stava lavorando in un cantiere di bonifica quando è stato travolto dalla rampa di carico di un mezzo pesante ed è morto all’ospedale Parini di Aosta, dove era stato trasportato in gravissime condizioni.
Venerdì 4 marzo, è stato invece un uomo di 50 anni, originario dell’est Europa, a morire nel cantiere edile di un palazzo in ristrutturazione a Castel Maggiore, a Bologna. La morte è sopraggiunta dopo una caduta di circa sei metri, avvenuta a causa, probabilmente, di una perdita di equilibrio dell’uomo mentre stava lavorando in un solaio.
La condanna dei sindacati
Non si è fatto attendere il commento della CGIL, da sempre in prima linea per denunciare un fenomeno sempre più drammatico nel nostro paese.
In un post sulla pagina Facebook della CGIL Valle d’Aosta si legge: “Continuiamo a ribadire con forza quello che come sindacati non ci stancheremo mai di ripetere: ‘La sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere sempre al primo posto. Basta morti nei luoghi di lavoro”.
I numeri di una lunga scia di sangue
Quella delle morti sul lavoro è una tragedia insensata e che le istituzioni sembrano voler continuare a ignorare.
Quando però a morire sono anche ragazzi come Lorenzo Parelli, giovane di 18 anni deceduto lo scorso 21 gennaio durante il suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro svolto in fabbrica, diventa subito evidente come qualcosa non funzioni nei meccanismi legislativi e politici che regolano la sicurezza sul lavoro.
I numeri, del resto, parlano chiaro. Come riportato dall’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro, dall’inizio del 2022 i lavoratori morti sul lavoro sono già 193. Di questi 97 hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, mentre i rimanenti sulle strade e in itinere. Numeri che confermano l’andamento terribile dello scorso anno, con 1404 lavoratori deceduti, di cui 695 sui luoghi di lavoro.
Stime che sottolineano anche i ritardi delle istituzioni in materia, che non tengono conto, ad esempio, di tutta una serie di casi e che risultano carenti sul piano delle risorse messe in campo per contrastare tale fenomeno, come sottolinea il curatore dell’Osservatorio Carlo Soricelli.
“INAIL, attraverso il suo Presidente Bettoni, ha detto in un’intervista che parte dei lavoratori non sono assicurati a questo Istituto, e che quindi sfuggono alle statistiche (noi lo abbiamo detto inutilmente per 15 anni che i morti sul lavoro erano molti di più del resto sono registrati ed è impossibile sbagliarsi e reggono a qualsiasi confronto). Gli interventi pubblici sono stati quindi alterati da una percezione minimalista e diversa da come appare. Anche le risorse che lo Stato mette a disposizione non arrivano mai dove ce ne sarebbe più bisogno. Se non si inseriscono nel dibattito questi lavoratori, circa il 20/30 % in più di morti ogni anno, non si potrà capire e intervenire in modo corretto”.