Cento anni fa nasceva Pier Paolo Pasolini, l’artista più provocatorio d’Italia.
Cento anni fa nasceva Pier Paolo Pasolini
Durante la sua vita convulsa è stato molte figure: scrittore, poeta, regista ma, soprattutto, un pensatore visionario e sempre perseguitato le cui opere continuano a sfidare il mondo di oggi, a volte con il tono di una profezia.
Fu trovato morto all’Idroscalo di Ostia, il 2 novembre 1975. Un omicidio tra i più brutali: percosso e travolto dalla sua stessa auto sul litorale laziale. Nonostante i processi, la verità sulla sua morte ha sempre lasciato aperte congetture e ipotesi sui reali esecutori e mandanti.
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Il segno nella letteratura e nella storia
Un segno importante nella cultura italiana e la sua lezione continua a parlarci con il linguaggio affilato dei suoi scritti e delle sue immagini, con l’assoluta originalità delle sue visioni, con quell’attenzione alle marginalità – cifra distintiva della sua opera – che in lui esprimeva un desiderio di pienezza umana. Lo ricorda così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel centenario della sua nascita. “Pasolini- continua – aveva le sue radici nel Novecento. In quel dopoguerra, in cui si è affermata l’idea di uguaglianza sostanziale, unitamente a quelle di libertà e democrazia. Gli è appartenuta la dimensione dell’impegno civile dell’intellettuale, a servizio della società”
Poesia, letteratura, cinema e teatro
Dalle raccolte di versi (riunite poi sotto il titolo “Bestemmia”),tra cui ricordiamo “La meglio gioventù”, “Le ceneri di Gramsci” e “Trasumanar e organizzar”, ai romanzi come “Ragazzi di vita”, “Una vita violenta” e “Il sogno di una cosa”, e poi i testi teatrali, da “Porcile” a “Affabulazione”, fino ai film come “Accattone”, “Mamma Roma”, “Uccellacci e uccellini”, “Il Vangelo secondo Matteo” e “Salò o le 120 giornate di Sodoma”.
Una voce che metteva in guardia, che denunciava e portava allo scoperto le incongruenze e le ambivalenze del progresso contemporaneo ma soprattutto che insisteva sul chiaro scuro di fatti appartenenti a quegli uomini che sfruttano gli uomini, divisi ancora tra padroni e servi senza normalità né pace.