Potrebbe essere questione di ore, al massimo giorni sul tema Iran e nucleare. Secondo alcuni dei protagonisti dei negoziati di Vienna, l’intesa per un nuovo accordo sul nucleare iraniano sarebbe ormai a portata di mano. “Siamo molto vicini”, ha dichiarato giovedì sera su Twitter Stephanie Al-Qaq, a capo della delegazione britannica, scrivendo in farsi. “Ora dobbiamo percorrere gli ultimi passi”.
 Così mentre infuria la guerra in Ucraina, Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania continuano a lavorare con la Russia (e la Cina – il cosiddetto gruppo dei Cinque più uno) nella capitale viennese con l’obiettivo di ripristinare l’intesa siglata nel 2015 basata sulla cancellazione delle sanzioni economiche contro Teheran in cambio di restrizioni temporanee al suo programma nucleare.
Nei giorni scorsi, tuttavia, regnava l’incertezza assoluta sul tema, con una distanza netta tra Oriente e Occidente. Il tema nucleare tiene scacco nel dibattito sullo sfruttamento delle energie a livello globale. In gioco, da tempo, c’è l’Iran. Proprio sul nucleare attende decisioni politiche dai rappresentanti occidentali ai colloqui in corso a Vienna per rilanciare un accordo sul tema. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh, come riporta l’agenzia Irna. “Riteniamo che gli occidentali non siano determinati a raggiungere un accordo” ha detto il funzionario in riferimento ai rappresentanti di Francia, Gran Bretagna e Germania che, dal 29 novembre, sono nella capitale austriaca per le trattive a cui partecipano anche Russia e Cina oltre che alla repubblica islamica.

Si torna a discutere di nucleare e Iran

Al momento la situazione non sembra essere delle più rosee e la strada verso un accordo sembra lunga e tortuosa. “Il principio dell’Iran è la rimozione di tutte le sanzioni che sono contro gli impegni presi dagli altri partecipanti nell’ambito dell’accordo del 2015 e anche contro le loro promesse riguardo a benefici economici per l’Iran”, ha sottolineato Khatibzadeh riguardo alle sanzioni imposte da Washington su Teheran nel 2018 dopo il ritiro degli Usa dal patto deciso dall’allora presidente Donald Trump.