L’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina non è solo una guerra ma una crisi umanitaria che riguarda tutti, in particolare noi europei.

Secondo le Nazioni Unite sono oltre 800mila i profughi in fuga dal conflitto. In Italia ne sono arrivati circa un migliaio, per lo più donne e bambini, quasi tutti diretti a casa di familiari o amici che nel nostro Paese vivono e lavorano. Con quasi 250 mila persone, l’Italia conta infatti la più ampia comunità ucraina d’Europa. Una comunità che già dalle prime fasi del conflitto ha predisposto un piano di aiuti per chi fugge ma soprattutto per chi resta.

Coperte, medicinali, cibo a lunga scadenza e giochi per i bambini sfollati: la solidarietà per la popolazione Ucraina parte da Roma.

Ucraina, raccolta di solidarietà presso chiesa Santa Sofia a Roma

La basilica di Santa Sofia si trova a Roma in via Boccea 478. Nasce nel 1963 per volontà del cardinale a Josyp Slipyj che, di ritorno da un periodo di prigionia in un gulag comunista sovietico, cominciò a raccogliere fondi per dare alla comunità della Chiesa greco-ucraina un luogo di ritrovo, un rifugio. Oggi Santa Sofia è la chiesa nazionale del popolo ucraino e quando è iniziata la crisi si è immediatamente attivata per raccogliere aiuti da inviare alla madrepatria. Non armi, non ci hanno neanche pensato, ma beni di prima necessità. Cibo, medicinali, coperte, pannolini, sedie a rotelle.

“Abbiamo avuto una risposta molto forte del popolo ucraino ma soprattutto del popolo italiano di Roma, dintorni e delle diverse province” racconta padre Marco Semehen, rettore della Chiesa e referente dell’organizzazione degli aiuti umanitari.

Non ci aspettavamo questa risposta. Siamo grati a tutti coloro che ci stanno dando una mano per sopportare il popolo ucraino in questa assurda guerra”, spiega una delle volontarie.

Una catena di solidarietà, partita grazie al tam tam sui social, che non conosce orari né bandiere. Tranne una. Quella della pace.

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