Questa volta è dura. Per Roger Federer e con lui gli amanti del bello. Dopo la sconfitta rimediata nel 2021 a Wimbledon da Hubert Hurkacz – suo ultimo atto ufficiale con una racchetta tra le mani – è sempre più lontana l’ipotesi di rivedere in campo l’attuale n°27 del mondo ai prossimi Championships londinesi.
Roger Federer e un ritorno pieno di incognite
A spostare ancora più in là la data del suo rientro è stato il capitano della nazionale Svizzera di Coppa Davis, Severin Luthi, che intervistato dal quotidiano Tages Anzeiger, ha dichiarato come “non vedo come Federer possa giocare a Wimbledon quest’anno”. A dir la verità, era stato lo stesso Federer qualche settimana fa ad aggiornare gli appassionati circa il suo recupero dopo la terza operazione al ginocchio destro subita nell’ultimo anno e mezzo. “Ad aprile ne sapremo di più”, aveva chiuso sibillino il Maestro, assicurando di voler regalare ai suoi fan un’ultima occasione per rivederlo giocare e deciso a porre lui fine alla sua carriera senza delegare a nessun logorio del tempo il sospirato annuncio.
Anagrafe, tempo, acciacchi
Federer, che ad agosto compirà 42 anni, “sta lavorando attivamente, cerca di fare sempre di più rinforzando il tono muscolare non solo di gamba e ginocchio, ma di tutto il corpo – ha aggiunto Luthi – La cosa più importante per lui è tornare gradualmente in campo”. Infine il capitano di Davis ha anche rivelato che questa settimana l’ex n°1 del mondo dovrebbe anche tornare a scambiare in campo con sua moglie Mirka: palleggi e nulla più, sufficienti però in questo momento per testare le prime risposte del suo fisico.
In attesa di nuove notizie in grado di fornire ulteriori dettagli su un ritorno ancora circondato dalle incognite, non si può non registrare come il tennis di oggi, dominato da giocatori dal gran fisico e dai grandi colpi, stia cambiando la sua fisionomia in favore di una brutalità nel tocco tanto quanto nei gesti lontana dall’affettatezza cui aveva abituato il sublime svizzero. Per questo l’attesa per il suo ritorno in campo si riveste oggi di un significato che va ben oltre i meri risultati, un attesa che “è essa stessa Federer” e alla quale i tanti suoi orfani attendono come chi attende un messaggio salvifico e necessario, che sciolto dalla necessità di vittoria e dalla paura della sconfitta, racchiude in sé un significato di bellezza e verità, necessarie entrambe, inafferrabili a parole, eppure rintracciabili in un colpo o in un gesto di meraviglia che non potrebbe esser detto altrimenti.