Fiorentina-Juventus non sarà mai una gara come le altre. Passione, tifo, rivalità e due popoli che si scontrano e con corsi e ricorsi storici tra presente e passato. Questa sera in scena un nuovo capitolo, l’andata della semifinale di Coppa Italia, calcio d’inizio alle ore 21.00 allo Stadio Artemio Franchi. Emozioni e ritorni, come quello di Dusan Vlahovic che torna per la prima volta a Firenze. Il suo passaggio alla Juventus nel corso del calciomercato di gennaio, ha fatto discutere e non poco. Ma nel corso degli anni, Juve e Fiorentina hanno abituato tutti a colpi di scena simile. Nel 2020 il passaggio in bianconero di Federico Chiesa, talento cresciuto nel vivaio, così come l’attaccante serbo, in bianconero. Subito decisivo, sia in campionato che in Champions League per concludere la stagione con il successo all’Europeo. Il 2017 fu invece l’anno del passaggio alla Juve di Bernardeschi. Dieci anni nelle giovanili della Viola, capitano anche della Primavera passato ai rivali. Tornando indietro di 30 anni anche il passaggio di Roberto Baggio da Firenze a Torino, biglietto solo andata verso l’ascesa a grande campione.
Un gol di Pavel Nedved per arrivare carichi a #FiorentinaJuve ??#GoalOfTheDay pic.twitter.com/LcELdfB6K5
— JuventusFC (@juventusfc) March 2, 2022
Cecchi Gori: “Non avrei venduto Vlahovic”
Intervenuto ai microfoni de la Gazzetta dello Sport, Vittorio Cecchi Gori, ha detto la sua sul passaggio in Viola di Dusan Vlahovic e Chiesa: “Vlahovic non è Baggio ma non lo avrei mai venduto, con lui e Chiesa la Viola svoltava. Vedrete cosa faranno insieme alla Juve. Uno come Chiesa non si cede mai: ho tenuto suo padre, avrei coltivato volentieri il figlio!”. Mai banale l’ex presidente della Fiorentina che parlato anche dei suoi ricordi della gara tra bianconeri e viola: “È una gara speciale, anche se io, contrariamente alla tradizione del tifo, ripetevo sempre che la Fiorentina non dovesse accontentarsi di battere la Juventus, ma fosse obbligatorio puntare a vincere lo scudetto! Una volta, l’anno di Edmundo, ci sono andato proprio vicino… E quello resta il mio più grande rimpianto da presidente”.