La poesia non è la medicina contro la guerra, ma sicuramente può salvare le anime dall’oblio del senno scomparso. Ogni guerra nasconde il sema della follia, dell’insania dell’uomo e del senso di irrazionale che surclassa il libero arbitrio. Le risposte, talvolta, sono poche, ma c’è chi, nel suo piccolo, ci ha sempre provato. Scrivere una poesia contro la guerra non è facile, anche perché il tema è pesante e, purtroppo, sempre attuale. Lo vediamo in questi giorni bui per la storia dell’umanità. Eppure c’era chi, a un passo dalla Prima Guerra Mondiale, già scriveva per condannare ogni forma di conflitto bellico.

Risale al 1914 un’opera di Carlo Alberto Salustri, il noto “Trilussa”. Poeta con vena romana, noto ai più per i dialettismi e il fulgore della penna, cantò una ninna nanna contro la guerra, invitandola ad andare a dormire. Era in giorni in cui l’esercito italiano si schierava per combattere in trincea. Il poeta, mosso “a contrario” da questa decisione, smise di pensare e scrisse. Nella sua Ninna nanna de la guera  faceva emergere varie verità, come tante luci in un cielo buio. In ogni guerra, scriveva Trilussa, ci guadagnano in pochi, mentre la maggioranza non può che perderci. Tra questi innocenti, civili, bambini, persone che con la follia dei grandi oligarchi non hanno nulla a che fare.

Il testo di “Ninna nanna de la guera”, la poesia di Trilussa contro la guerra

L’Ucraina in ginocchio, i carrarmati russi, l’avanzare dei soldati. Immagini che ci riportano indietro nel tempo e che spazzano via settant’anni di pace in Europa. Davanti a questo c’è poco da dire, se non professare sgomento. Una poesia non salverà il mondo ma, lo si spera, smuoverà le coscienze. Di seguito il testo integrale di “Ninna nanna de la guera” di Trilussa:

Ninna nanna, nanna ninna,/ er pupetto vò la zinna:/ dormi, dormi, cocco bello,/ sennò chiamo Farfarello / Farfarello e Gujermone / che se mette a pecorone,/ Gujermone e Ceccopeppe / che se regge co le zeppe,/ co le zeppe d’un impero / mezzo giallo e mezzo nero.// Ninna nanna, pija sonno / ché se dormi nun vedrai / tante infamie e tanti guai / che succedeno ner monno / fra le spade e li fucili de li popoli civili.// Ninna nanna, tu nun senti / li sospiri e li lamenti / de la gente che se scanna/ per un matto che commanna;/ che se scanna e che s’ammazza / a vantaggio de la razza / o a vantaggio d’una fede / per un Dio che nun se vede,/ ma che serve da riparo / ar Sovrano macellaro.//