Borse mondiali colpite dalla guerra: petrolio e gas alle stelle.
Subito segno meno per le borse del Vecchio Continente che sin dai primi scambi denotano un andamento in perdita. Piazza Affari segna un -4,40%, Francoforte -4,60%, Parigi perde il 4,25% e Londra il 3,11%. Sulla piazza asiatica, Tokyo contiene i danni in chiusura con -1,81% a 25.970 punti mentre i future prevedono un avvio difficile anche a New York, con S&P 500 e Dow Jones che perdono il 2,5% e il Nasdaq il 3,1%. Debacle, ampiamente prevedibile, per la Borsa di Mosca: contrattazioni brevi e sospese due volte, la prima per l’annuncio dell’invasione dell’Ucraina, la seconda per arginare la caduta degli indici.
Borse mondiali: l’invasione russa scuote i mercati
Putin annuncia l’invasione e un vero e proprio terremoto scuote sin dalle fondamenta i mercati finanziari mondiali. I leader dell’Occidente preparano la strategia da opporre all’atto di guerra del presidente russo mentre Joe Biden annuncia “severe sanzioni” verso Mosca. Brutte notizie anche dalle Borse asiatiche, tutte in forte ribasso: Tokyo ha chiuso in calo dell’1,8%, Sydney del 3%, Seul del 2,6%, Shanghai dell’1,7% e Shenzhen del 2,4% mentre Hong Kong affonda del 3,4%.
Rischio inflazione
Con la guerra alle sue prime battute, aumenta esponenzialmente il rischio inflazione sulle materie prime. Sale del 7% il costo del petrolio europeo, arriva a +6% quello texano. Gas alle stelle per il vecchio continente che paga a caro prezzo i rischi legati alle forniture russe. Dall’energia all’alimentazione, la musica non cambia di molto: il grano, di cui l’Ucraina è grande esportatore, che sale di oltre il 5%, con il rischio di effetti a catena sui prezzi dei prodotti di base quale pane e pasta.
Rincari sui generi alimentari
C’è da aspettarsi, dunque, un rincaro immediato su tutti i generi alimentari, dovuto allo stato di incertezza che scaturisce dal conflitto in Ucraina. L’incertezza è elemento che spaventa da sempre sia i mercati che gli investitori. Ad un’analisi più approfondita si capisce come sarà principalmente l’Europa a pagare dazio rispetto all’attivazione delle sanzioni contro la Russia. Vladimir Putin lo sa bene e può usare l’energia come arma di ricatto potenziale contro le sanzioni economiche imposte dall’Occidente: “Se mi punite, chiudo i rubinetti che danno energia alle vostre case”.