Alessandro Alfieri, capogruppo PD in Commissione Esteri, è intervenuto ai microfoni de L’Italia s’è Desta condotta dal Direttore Gianluca Fabi e Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus per parlare della crisi in Ucraina e della guerra scatenata dalla Russia.

“L’Ucraina non fa parte della NATO quindi non scatta l’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica che prevede il mutuo soccorso in caso di attacco. Mosca sta violando tutta una serie di regole del Diritto Internazionale, l’inviolabilità dei confini, la sovranità territoriale. Ha violato accordi internazionali che la Russia ha firmato condividendo questi principi. Inoltre è co garante degli accordi die Minsk che prevedevano tutta una serie di impegni che la Russia ha disatteso”.

Guerra Ucraina – Russia, la Nato si prepara

“La Nato ha tutta una serie di dispositivi attivati, con i battaglioni pronti in tutti i Paesi dell’Alleanza Atlantica. Si vedrà aumentare il numero delle truppe di tutti i Paesi Nato intorno all’Ucraina. Putin sta forzando la mano ma non si rende conto che sta ulteriormente militarizzando la zona intorno all’Ucraina. Putin teme le sanzioni individuali perché bloccano i suoi sostenitori più stretti come gli oligarchi, bloccando loro tutti gli affari. Ci sono le sanzioni minime e quelle più pesanti, che bloccano situazioni molto importanti per la Russia”.

Ucraina nella Nato, gli accordi post Guerra Fredda con la Russia

“Non ci sono accordi scritti che dicono che l’Ucraina non possa entrare a far parte della Nato. La Russia ai tempi era debole e non poteva imporre condizioni. La dissoluzione dell’Unione Sovietica era stata decisa dallo stesso Gorbaciov. La politica delle porte aperta della Nato è servita per ampliare lo spazio per le democrazie. L’Ucraina stava crescendo da questo punto di vista, la democrazia stava migliorando e ora c’è paura di tornare indietro. Nel 2008 l’Italia è sempre stata tiepida sull’adesione dell’Ucraina alla Nato”.

Cosa rischia l’Italia con le sanzioni contro la Russia

“Quando si mettono le sanzioni, in parallelo si negoziano a livello europeo delle forme di compensazione per i Paesi e i settori più colpiti. Penso quindi al settore energia. Ieri la Germania ha ritirato la richiesta di certificazione del gasdotto Nord Stream 2, un progetto da 11 miliardi di euro con penali altissime. 11 miliardi valgono la vita di migliaia di persone? Valgono diritti e libertà? Qualche partito sovranista vorrebbe che abdicassimo al nostro ruolo di faro delle democrazie. Nel nostro Paese non arrestiamo giornalisti od oppositori e non facciamo solo ragionamenti economici”.

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