“Lo sport è in grado di rimuovere tutte le barriere sociali e culturali, è uno strumento di emancipazione femminile e di giustizia sociale. È in quest’ottica che si inserisce il programma ‘Sport e inclusione sociale’ grazie ai 700 milioni di euro che la Commissione ha stanziato per la realizzazione dell’intervento. Il programma per la rigenerazione delle aree urbane, mira alla diffusione delle pratiche sportive al fine di promuovere l’inclusione sociale soprattutto nelle zone più degradate e svantaggiate, anche attraverso la realizzazione di spazi urbani per praticare sport”
Così Valentina Vezzali, ex campionessa olimpica e attuale sottosegretario con delega allo sport, che ha elogiato il programma “Sport e inclusione sociale”, per il quale sono stati messi a disposizione 700 milioni di euro divisi in tre aree di intervento.
In cosa consiste il programma di Sport e inclusione sociale
La prima area di interventi consiste nella produzione di nuovi impianti sportivi, a cui sono destinati la metà dei fondi, 350 milioni di euro.
Altri 188 milioni sono destinati invece alla rigenerazione di impianti esistenti, mentre il resto dei fondi riguarda la messa a punto di nuovi o vecchi impianti esistenti delle Federazioni.
“Sulla base di quanto stabilito negli accordi operativi firmati dall’Italia con la Commissione, l’investimento prevede due scadenze di rilevanza europea, una milestone con obiettivo intermedio fissata per il 2023 e un target entro il 2026 realizzare almeno 100 impianti Il 50% dei fondi vanno per nuovi impianti, il 40% al Sud Roma”.
La Vezzali ha tenuto a sottolineare che attualmente il 10% degli impianti pubblici non è in uso, mentre solo poco più del 20% degli impianti ha funzioni natatorie o è polivalente (in grado di ospitare tre o più discipline), e che quindi -vincoli a parte- questo programma potrebbe avere un enorme impatto sia sociale che funzionale per gli sport.