Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, torna a parlare dell’inchiesta Open dopo che ieri il Senato ha confermato il conflitto di attribuzione per la Procura di Firenze.
Inchiesta Open, Renzi: “Chiedo che legge sia uguale per tutti, anche per pm”
Sul caso Open, la fondazione di Matteo Renzi, “ieri il Senato ha votato per sollevare un conflitto di attribuzione con la Procura di Firenze per il mancato rispetto della Costituzione. Questa decisione, presa a larga maggioranza, non riguarda la mia posizione: non chiedo l’immunità parlamentare. Chiedo di rispettare il principio per cui la legge è uguale per tutti, anche per i pm fiorentini. È una battaglia di civiltà giuridica e di difesa della politica. Questa battaglia non mi conviene ma è giusta e sacrosanta. E ho giurato a me stesso che non avrei mai rinunciato a fare una battaglia giusta solo perché non conviene“.
Scrive così il leader di Italia Viva nella Enews all’indomani dell’approvazione dell’Aula di palazzo Madama alla relazione della Giunta delle immunità secondo la quale i messaggi acquisiti nell’inchiesta vanno considerati come fossero corrispondenza. I magistrati avrebbero quindi dovuto chiedere un’autorizzazione al Senato prima di utilizzarli.
Caso Open, il Senato approva conflitto di attribuzione
Con 167 voti a favore, 76 contrari e zero astenuti, ieri il Senato ha dato il via libera al conflitto di attribuzioni contro i magistrati che hanno indagato Matteo Renzi per finanziamento illecito nel caso Open. Sulla votazione, però, la maggioranza si è divisa, e in particolare la cosiddetta coalizione giallorossa. Da una parte Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali, che hanno votato contro, dall’altra il Partito Democratico, che ha votato a favore.
Il leader di Italia viva ha accolto il risultato con un post su Facebook: “Una bella giornata”.
Renzi ha lasciato l’Aula prima della votazione. Tuttavia tutto quello che aveva da dire lo aveva fatto sentire durante i 25 minuti del suo intervento, nel corso del quale ha attaccando soprattutto magistratura e stampa. Renzi ha parlato di “denari trasparenti” e “bonificati“, mentre ha posto un accento sul fatto che i giudici, stando alla sua opinione, avrebbero imbastito una indagine “non è sui soldi ma su che cosa è un partito e che cosa non è“.
L’inchiesta inclina l’asse giallorosso
Al di là del mero risultato della votazione, la giornata di ieri ha determinato un nuovo scenario politico. Si spezza, infatti, l’asse giallorosso. Se nella Giunta delle autorizzazioni Pd e Cinquestelle si erano compattati sull’astensione, al Senato le due forze si sono schierate su fronti opposti. La pentastellata Paola Taverna ha spiegato che il voto non era contro il singolo senatore Matteo Renzi, ma aveva come obiettivo la difesa della Giustizia. Secondo la vicepresidente del Senato, la Giustizia avrebbe quindi perso.
Oggi Giuseppe Conte è tornato a incalzare gli alleati, a cominciare dal Pd, dopo il voto dei Democratici a favore del conflitto di attribuzione sollevato da Matteo Renzi sull’inchiesta Open: “Chi vuole lavorare con noi faccia chiarezza”, dice il leader del M5S accennando al contempo a un’eventuale alleanza aperta anche a Italia viva.
Intanto il 4 aprile si aprirà a Firenze l’udienza preliminare, che dovrà decidere sul rinvio a giudizio di undici imputati tra cui Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti per il caso Open.
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