Reddito di cittadinanza: il 45,8% sono “lavoratori poveri”. Oltre 814 mila cittadini hanno percepito il Reddito di cittadinanza già da prima dell’emergenza Covid19 e poco più di 1 milione di famiglie, invece, ha iniziato a percepirlo durante.

Reddito di cittadinanza: il 45,8% sono “lavoratori poveri”

Quel che è emerso dal policy brief dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp) sono le percentuali riguardanti i motivi addotti per il rifiuto delle proposte di lavoro pervenute ai beneficiari del reddito: larga parte dei cittadini crede che l’attività proposta non sia linea con le competenze possedute, o con il proprio titolo di studio, l’11,9% lamenta una retribuzione troppo bassa e solo 7,9% indica la necessità di spostarsi come causa prevalente del rifiuto.

Emerge la difficoltà dei servizi sociali e dei centri per l’impiego a prendere in carico i beneficiari e quella degli enti locali ad attivare progetti di utilità collettiva.

La popolazione è in condizione di vulnerabilità

Il Reddito di cittadinanza si è dimostrato una misura utile per fronteggiare la diffusa povertà, notevolmente peggiorata sotto l’impatto del coronavirus, ma il perimetro della popolazione in condizione di vulnerabilità è più ampio.

Una parte della popolazione resta esclusa in ragione dei requisiti formali di accesso o per la scarsa informazione sulla policy. Inoltre, gli strumenti che al RdC sono stati affiancati per promuovere un miglior inserimento lavorativo e una maggiore inclusione sociale, stando ai dati sopracitati, si sono mostrati poco efficaci.

GOL e Fondo Nuove Competenze

È urgente guardare alle cause per giungere ad una ristrutturazione organica sia del sistema delle politiche attive del lavoro sia dei servizi sociali, sostiene il presidente dell’Inapp, ed evitare che anche gli ultimi due programmi lanciati in proposito (GOL e Fondo Nuove Competenze) si rivelino poco efficaci. Il problema non è solo, e non tanto, quello della disponibilità di risorse, quanto quello di utilizzarle in maniera efficiente nell’ambito di una pianificazione integrata delle politiche del lavoro con le politiche industriali e in genere con le politiche di sviluppo.