La notizia di Mark Lanegan morto ha svonvolto molti. Forse il grandissimo pubblico, quello di massa del pop più mainstream, non conosceva il personaggio ma tra la gente che ha amato davvero un certo tipo di musica questa dipartita è drammatica. Ancor di più perché è arrivata inaspettata, fulmine a ciel sereno. Con lui si chiude definitivamanete un’era di disperante sound e graffiante anima che ha saputo darsi una voce per almeno un decennio, come ben dimostra anche l’ultimo mixtape di Cobain.
Mark Lanegan morto: l’annuncio
La notizia della morte di Mark Lanegan è piombata sul web in tutta la sua pesantezza con queste parole apparse sui canali social ufficiali dell’artista:
“Il nostro amato amico Mark Lanegan è morto questa mattina nella sua casa di Killarney, in Irlanda. Amato cantante, cantautore, autore e musicista, aveva 57 anni e lascia sua moglie Shelley. Nessun’altra informazione è disponibile in questo momento. Preghiamo di rispettare la privacy della famiglia.”
Ecco riportato di seguito il tweet ufficiale:
Il racconto della malattia
Dietro alla notizia di Mark Lanegan morto ci sono dei segnali che, col senno di poi, potevano essere colti. Lo scorso anno Lanegan aveva raccontato nel libro “Devil In A Coma” la sua esperienza col Covid, mentre qualche mese prima era uscita in Italia l’acclamata autobiografia “Sing Backwards And Weep”.
Eppure l’artista era attivo:
“Nel 2019 sotto lo pseudonimo Dark Mark aveva affiancato in un disco collaborativo il producer italiano Not Waving (aka Alessio Natalizia) dal titolo “Downweling”. Alla fine dello stesso anno era arrivato “Vault” il nuovo sito interattivo lanciato da Mark Lanegan: dove “bussando” al batacchio raffigurato sulla copertina del suo disco Somebody’s Knocking, si entrava in un archivio che comprendeva una retrospettiva completa della carriera di Lanegan, incluse collaborazioni e rarità, oltre a playlist esclusive fornite da una serie di musicisti e amici fra cui Bobby Gillespie e Dylan Carlson.”
Chi era Mark Lanegan
Il giovane Mark aveva iniziato la carriera negli anni ottanta con gli Screaming Trees, con cui era rimasto fino al 2000, portando avanti in parallelo la carriera solista e diverse collaborazioni tra cui:
- Queens Of The Stone Age
- Isobel Campbell
- The Twilight Singers
- Soulsavers
Il successo di Mark Lanegan in Italia non era da grande pubblico ma questo non è per forza un male. Tra le varie cover di magazine specializzati di musica, restano storica quelle di Rumore del 2012, nel numero 241, e nel 2018, quando raccontò il disco realizzato assieme al bluesman inglese Duke Garwood con la foto di copertina di Francesca Sara Cauli.
La verità è che Mark Lanegan morto lo è solo per l’anagrafe. La sua musica resta eterna: ce la godiamo con la quasi profetica canzone “Don’t forget me”: