L’Italia è nuovamente oggetto di critiche internazionali. Stavolta è il Wall Street Journal a contestare l’operato del nostro Paese. In un editoriale firmato dal loro Editorial Board, il prestigioso quotidiano americano punta il dito contro di noi e sulla risposta del nostro Paese sulla questione Ucraina.
Al centro delle contestazioni c’è la situazione ucraina
Il Wall Street Journal infatti, all’interno di un articolo intitolato Cracks in Western Resolve on Russia, (letteralmente “crepe nella determinazione occidentale sulla Russia”) analizza il tentennare europeo sulla questione Russia-Ucraina, accusando fra le righe l’Unione Europea di non riuscire a presentare una risposta netta e ferma contro Mosca dopo la dichiarazione del presidente Vladimir Putin sul riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche di Luhans’k e Donetsk. Una reazione che, secondo il WSJ, lascia trasparire tutta l’incertezza del momento. La domanda, in sintesi, è una sola: che dobbiamo fare? La questione Ucraina è un tema regionale, che deve essere gestito e risolto dalle autorità locali, oppure è un tema che deve interessare tutta la politica del vecchio continente e la Nato, Stati Uniti compresi?
L’affondo sull’Italia
Il Wall Street Journal poi si rifà alle parole della scorsa settimana del presidente del Consiglio Mario Draghi, che ai cronisti era sembrato – da New York – titubante rispetto alle sanzioni. Questione che, con le parole del premier, “stiamo discutendo con l’Unione Europea”. Lo stesso Draghi poi puntualizzerà come le sanzioni da comminare alla Russia non avrebbero dovuto riguardare il comparto energetico. Il motivo per il giornale statunitense è la nostra dipendenza dalle forniture russe. “L’Italia – scrive il Wall Street Journal – importa il 90% del proprio gas dalla Russia e ne è il maggiore cliente. Per questo non vorrebbe (Draghi) che il suo governo e l’operato di unità nazionale sia offuscato da una crisi energetica”. Va anche detto però che Draghi ha poi ribadito stamane la sua linea, condannando con fermezza la via russa nel corso del suo intervento per l’insediamento del nuovo presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini:
Voglio prima di tutto esprimere la mia più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Sono in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia.
Il paragone con le altre diplomazie internazionali
La scena è tutta di Emmanuel Macron. Il Presidente della Repubblica francese infatti sta facendo la parte del leone nel tentare la conciliazione fra Stati Uniti e Russia. Il francese, da sempre, è la lingua della diplomazia e proprio giovedì si dovrebbe tenere il vertice bilaterale fra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Oltre al Capo di Stato transalpino sugli scudi anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha tentato di tessere la via diplomatica e che, contrariamente da quanto annunciato da Mario Draghi, ha già incontrato il presidente russo Putin.