In questi tempi burrascosi mi vengono in mente due storie che spiegano bene che cosa vuol dire pensare e agire per il “bene comune”.
Una è stata raccontata dall’insigne giurista Piero Calamandrei: “Due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dorme nella stiva e l’altro sta sul ponte e si accorge che c’era una gran burrasca con onde altissime, il piroscafo oscilla. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: ‘Ma siamo in pericolo?’ E questo dice: ‘Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: ‘Beppe Beppe Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda’. Quello dice: ‘Che me ne importa, unn’e’ mica mio’”.
L’insegnamento dei bambini
Un’altra storia è di questi tempi. Al centro per i vaccini del Mandela Forum di Firenze un volontario grande e grosso staziona all’ingresso. Quando vede una bambina o un bambino avverte un collega: “C’è un principe, c’è una principessa”. Fa simpatia. A qualche adulto in attesa del vaccino e un po’ infastidito ha raccontato l’episodio che vede protagonista un bambino timoroso: “Sono venuto a vaccinarmi perché in classe c’è un mio amico che non può farlo. Allora, con i miei compagni abbiamo deciso di farci una punturina”. Ecco, il contadino e il bambino ci insegnano che cosa vuol dire “bene comune”.
Stefano Bisi