Baby Shark, in arrivo il film, un fenomeno mediatico senza precedenti in grado di infrangere record su record. Billboard ha rilanciato la notizia della data di distribuzione della pellicola basata sulla canzone piu’ amata di sempre.

Uno dei tormentoni per bambini più riusciti e popolari della storia, a suon di Baby Shark Doo Doo Doo Doo Doo Doo.  A gennaio è diventato il primo video su YouTube a raggiungere i 10 miliardi di visualizzazioni online. Un nuovo traguardo dopo quello del 2019, quando era diventato il filmato più visto in assoluto sulla piattaforma.

Baby Shark il film: l’annuncio della Paramount

Un successo da non sottovalutare, per questo probabilmente la Paramount, ha annunciato la produzione di un film basato sulla canzone coreana. Al momento non è chiaro su cosa sarà centrata la trama, dovrebbe trattarsi di un film a tutti gli effetti, con motivi musicali che entreranno di nuovo in testa a voi e ai vostri figli per diverso tempo. Il lungometraggio arriverà nel 2023 al cinema e sarà una coproduzione con Nickelodeon e Pinkfong Animation, casa che ha realizzato il brano originale.

Non solo cinema nel futuro del mondo di Baby Shark. L’Hollywood Reporter ha riportato la notizia che “Baby Shark’s Big Show!”, serie animata di Nickelodeon (disponibile anche in Italia) avrà una seconda stagione. Intanto anche “Pinkfong e Baby Shark’s Space Adventure”, speciale che negli Usa è anche approdato per due giorni al cinema, avrà ufficialmente un sequel.

“Baby Shark”, fenomeno culturale

E’ stato registrato nel 2016 dalla società sudcoreana attiva nel settore educational Pinkfong, ed è diventata un vero e proprio fenomeno culturale. Ma la canzone è in realtà molto più vecchia. Ci sono diverse teorie sulla sua nascita. Per una di queste sarebbe nata come popolare canto da falò nei campi estivi per un’altra la canzone sarebbe stata inventata nel 1975, sulla scia del successo nei cinema di tutto il mondo del film ‘Lo squalo” di Steven Spielberg (in apertura si possono sentire anche le prime note della “Sinfonia numero 9” di Antonín Dvořák, le stesse usate dal regista americano proprio nel film).