A tenere banco durante queste Olimpiadi non sono solo gare e medaglie, un polverone sollevato dalla “campionessa capricciosa” sta monopolizzando l’attenzione in Casa Azzurri.

Un caso che parte da lontano

Ma non è una ferita fresca quella dell’oro olimpico dei 500 metri short track, la polemica va avanti da più di dieci anni, precisamente da Vancouver 2010 quando l’atleta di Berbenno aveva usato queste parole per la squadra di short track “non siamo mai stati un gruppo”, offendendo anche l’allora responsabile del settore.

Le polemiche di Pechino

Gli anni passano, Arianna vince, si sposa con un ex pattinatore che diventa il suo allenatore, si congeda dalla guardia di finanza allontanandosi sempre di più dal progetto federale.

Arianna vince -anche- a Pechino e nella mixed zone si lascia andare dichiarando tra le altre “lasciato il progetto federale perché non avrebbe portato a nulla” e “che in allenamento un atleta maschio ha tentato di farla cadere”.

Non si allena con la squadra e a Casa Italia ci va da sola, una separata in casa.

Il botta e risposta

Gli scambi al vetriolo sono Social o tramite interviste, infatti, come dichiarato da Gios, Arianna e il presidente della Federghiaccio non si parlano dal 12 ottobre.

Dopo l’oro nei 500 metri short track la campionessa aveva dichiarato:

“In Italia non ero al sicuro, hanno fatto di tutto per non farci venire qui”

Questa la risposta di Gios.

“La federazione si è assunta tutte le spese per la preparazione di Arianna in questi tre anni. Lobello ci ha presentato un programma e noi abbiamo assecondato pienamente le richieste del tecnico, sostenendo tutte le spese, dall’appartamento ai macchinari, quando Arianna ha deciso di staccarsi dalla Nazionale e di andare ad allenarsi in Ungheria. Quando in Ungheria sono venute meno le condizioni per restare, e Arianna e Anthony sono dovuti rientrare, e sono tornati nel gruppo azzurro, non c’è stata nessuna emarginazione da parte nostra”.

Le altre accuse a fine gara di Arianna riguardavano presunte scorrettezze durante gli allenamenti.

“La parte più stonata delle esternazioni di Arianna riguarda questa vicenda, che peraltro risale a tre anni fa, che avevamo affrontato e chiarito a suo tempo e per noi era morta e sepolta. Era emerso che si fosse trattato di una situazione tipica di un allenamento comune, nella quale un’atleta donna si trova a dovere fare i conti con compagni che hanno una struttura fisica decisamente più importante, per cui i contatti che ci possono essere nello short track non sono gli stessi che ci sarebbero fra donne”.

Un ulteriore problema sarebbe quello di Lobello, allenatore di Arianna, proposto più volte come direttore della nazionale ma ritenuto inadeguato per il ruolo.
In vista delle nuove elezioni della Federazione Gios ha subito chiarito:

“Parleremo di Arianna e cercheremo sempre di aiutarla, ma se Lobello vuole diventare l’allenatore della Nazionale, dico subito che non è possibile”.