Uno dei settori più sottopressione in questi due anni di pandemia da Covid-19 è stato quello dei medici. Diverse sono le problematiche che hanno colpito il settore, dai turni di lavoro estenuanti alla mancanza di tutele. Per protesta quindi l’1 e 2 marzo, circa 4 mila medici scenderanno in piazza per far sentire la propria voce. Nel dettaglio le due organizzazioni sindacali Smi e Simet hanno indetto questa protesta dalle ore 9.00 alle 13.00 presso il Ministero della Salute e la relativa chiusura degli ambulatori. Il presidente del Sindacato Medici Italiani (SMI) Ludovico Abbaticchio è intervenuto su Cusano Italia Tv spiegando le motivazioni della scelta di questo sciopero dei medici.

Carichi di lavoro insostenibili e mancanza di tutele tutto questo ha portato allo sciopero dei medici dell’1 e 2 marzo.

Ormai sono due anni che siamo sotto pressione come tutta l’area sanitaria sulla questione covid. Ma la motivazione scatenante è stata il mancato indennizzo alle famiglie dei più dei 360 medici deceduti per covid nel nostro paese. Il sistema pubblico sanitario rischia di essere frantumato da una serie di scelte che si stanno portando avanti da tempo. Riteniamo che il sindacato maggioritario che doveva garantire i medici di famiglia, in questi anni ha dimostrato di non avere le carte in regola sul piano della politica sindacale.

La scelta è stata dura, sappiamo che per due giorni daremo disagi ai cittadini ma gli stessi devono comprendere che stiamo scioperando per salvaguardare il rapporto medico paziente che in questo momento è a rischio come il servizio sanitario pubblico territoriale.

Altro tema che avete sollevato è quello delle ferie mai recuperate e dei turni estenuanti che ancora avvengono

Noi come SMI abbiamo come iscritti anche i medici ospedalieri a funzione pubblica. Il tema dell’esaurimento a livello psicologico e fisico è all’attenzione di tutti. Una cosa importante da sottolineare è che la medicina generale e territoriale per tutto il periodo pandemico ha curato il 94% la popolazione malata di covid a domicilio. È proprio In questo campo che abbiamo maggior difficoltà. Abbiamo le ambulanze del 118 in tutta Italia che hanno pochi medici, la guardai medica idem e i medici di famiglia che stanno andando in pensione. Questo perché è stata creata una strettoia di ingresso alla medicina generale.

Stiamo chiedendo quindi per i medici in formazione che vengano eliminate le incompatibilità così da offrire un maggior servizio alla collettività. Tutto questo non si riesce a discutere a livello nazionale e ministeriale perché in questo momento ritenevamo che chi sta governando, avendo una cultura storica, politica del servizio sanitario nazionale pubblico come tutela, si è distratto e non sta guardano in maniera seria quello che sarà il presente e futuro della medicina del nostro territorio.

I medici di famiglia sono stati lasciati soli senza protezioni e con pochi poteri, così come gli operatori dell’assistenza domiciliare.

I cittadini conoscono il nome e cognome del proprio medico di famiglia. Questo cosa vuol dire, che questa figura costruiste un rapporto di comunicazione diretta. Abbiamo un lavoro non soltanto di carattere sanitario ma anche educativo e di informazione sul campo vaccinale. L’abbandono di questa categoria è stato anche dimostrato dai compiti affidatici.

Siamo diventati spesso degli amministrativi, questa cosa è diventata inaccettabile. Io da medico devo pensare a curare il paziente, non a risolvere i problemi del green pass o a praticare il tampone molecolare creando un disagio enorme.

Dobbiamo tornare alla tutela del medico di famiglia e alla visita e soprattutto tornare alla valorizzazione di un ruolo fondamentale per la struttura del sistema sanitario nazionale pubblico.

Presidente chiedete anche politiche serie sulle pari opportunità, sono le donne medico che hanno pagato il prezzo più alto.

Bisognerebbe risolvere la questione della medicina di genere e della pari opportunità. Se una dottoressa rimane incinta non ha i diritti che qualunque donna che lavora potrebbe avere. Inoltre se un medico si ammala non ha diritti assistenziali se non quelli dell’assicurazione per trenta giorni dati da una situazione generica fatta a livello contrattuale.

Secondo me è da rivedere tutto il sistema sanitario e tutti i criteri devono essere riportati da un accordo nazionale che in questo momento è stato firmato dal sindacato maggioritario, costringendo noi a dover firmare tecnicamente quegli accordi.

Parliamo ora delle tanto discusse “Case della Salute” quale sarà il loro futuro

Diventeranno delle riqualificazioni urbanistiche edilizie delle strutture sanitarie nazionali, rischiando di diventare delle cattedrali nel deserto se non sviluppate per bene. Questi progetti dovranno unirsi all’integrazione sanitaria sul territorio visto che i medici di famiglia sono sempre meno. Più di tre milioni di italiani ad oggi sono senza medico di famiglia e le guardie mediche sono accorpate perché manca il personale medico.

Vero è che se il PNRR porterà dei fondi per fare edilizia sanitaria, bisognerà capire queste strutture come verranno riempite. Nel dettaglio, con quali medici e personale sanitario e soprattutto con quale tipo di servizio che si vuole dare ai cittadini

Per concludere, il peso della burocrazia sta diventando insostenibile come ad esempio la mole di certificati di guarigione dal covid che dovete evadere

Noi ci siamo laureati in medicina e chirurgia ora bisognerà diventare economisti. Ogni ricetta ad esempio è diventata un assegno al portatore. È chiaro che se un tampone antigenico si paragona ad un molecolare di una diagnostica è sufficiente quindi quella determinata certificazione.

Quindi creare ulteriori eccessi di certificazioni e ingorghi ambulatoriali è ridicolo. Anche perché chiedere ad un cittadino il certificato di guarigione quando c’è un tampone negativo ormai acquisito credo sia quantomeno inutile creando spreco di tempo per i medici e i cittadini stessi.