L’anniversario del rogo di Giordano Bruno, avvenuto a Roma in Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600, ha rilanciato la discussione sul tema della spiritualità. Troppo spesso si confonde questa esigenza con l’osservanza delle regole di una fede religiosa e la partecipazione ai riti della stessa. Spirito in latino vuol dire respiro, aria che si muove dentro il corpo e interessa tutti gli esseri umani, “cioè tutti quelli – dice il teologo Vito Mancuso – che si pongono il problema di gestire le raffiche di vento che hanno dentro. Non di eliminarle, né di rimuoverle. Perché è questo che ci distingue da tutti gli altri esseri viventi e ci rende uomini”. Di questo argomento si parla troppo poco durante la pandemia, si sottovaluta questa esigenza della vita umana a vantaggio delle necessità materiali, il lavoro, il cibo, la salute fisica mentre nei nostro tempo c’è bisogno di ritrovare il più alto sentimento religioso.

Da piazza San Pietro a Campo de’ Fiori

Proprio Mancuso in un articolo sul quotidiano “La Stampa” spiega che per ritrovare una spiritualità all’altezza dei nostri tempi “deve scomparire il dogmatismo e deve primeggiare l’amore incondizionato e umile per la ricerca della verità, che nessuno possiede perché è sempre più grande e di cui tutti hanno bisogno”. E per camminare su questa strada il teologo propone, come ha fatto lo scrittore Massimo Bucciantini, che il Papa faccia i tremila passi che separano piazza San Pietro da Campo de’ Fiori per fermarsi in raccoglimento davanti alla statua del frate domenicano fatto bruciare da un suo predecessore. Il giorno che vedremo un uomo vestito di bianco sostare lì, per qualche minuto, potremmo dire di aver osservato piccoli passi sulla via di una rinnovata spiritualità.

 

Stefano Bisi