Via libera a quattro dei sei quesiti del referendum sulla giustizia. Dopo la bocciatura del referendum sull’eutanasia, oggi la Corte costituzionale è tornata a riunirsi per valutare la ammissibilità di altri sette quesiti. Dalla liberalizzazione della cannabis per uso personale ai sei quesiti sulla giustizia presentati a doppia firma da Lega e Radicali.
Giustizia, via libera a quattro referendum
Dopo una mattinata di riunione, i giudici hanno ritenuto ammissibili quattro dei sei quesiti depositati, dopo un’ampia raccolta firme, dalla Lega e dai Radicali. Il voto si terrà in primavera, probabilmente ad aprile.
I referendum ammessi riguardano l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità e la limitazione delle misure cautelari. Poi la separazione delle funzioni dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm.
I quesiti, spiega la Consulta, “sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.
Referendum, i quattro quesiti ammessi
Incandidabilità
Il primo quesito sulla giustizia riguarda la legge Severino. La proposta riguarda l’abrogazione del decreto legislativo del 2012 (voluto da Paola Severino, ministra della Giustizia nel governo Monti ndr) che prevede l’incandidabilità e la decadenza dalle cariche elettive per chi è condannato in via definitiva a una pena superiore ai due anni di carcere. Per gli amministratori locali, invece, basta anche una condanna in primo grado per una serie di reati contro la pubblica amministrazione. In questi casi si procede con la sospensione dalla carica per un periodo massimo di 18 mesi.
Misure cautelari
Il secondo quesito riguarda l’applicazione delle misure cautelari. L’obiettivo è ridurre i reati per cui ne è consentito il ricorso in particolare riguardo alla carcerazione preventiva. Via dall’elenco il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. A meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.
Riforma Csm e ordinamento giudiziario
Gli italiani saranno chiamati a votare anche per due quesiti che si intrecciano con la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario appena approvata dal Consiglio dei ministri. Il referendum sulla separazione delle funzioni in magistratura e quello per eliminare le 25 firme chieste per poter presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Csm (già previsto dalla riforma che ha eliminato anche le liste concorrenti ndr).
Quinto quesito: consigli giudiziari
Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari. Lo prevede già la riforma della ministra Marta Cartabia, ma solo se il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare
Referendum giustizia ammessi, le reazioni
Matteo Salvini esulta. “Primi quattro referendum sulla giustizia dichiarati ammissibili e presto sottoposti a voto popolare: vittoria” scrive il segretario del Carroccio su Twitter.
Primi quattro Referendum sulla Giustizia dichiarati ammissibili e presto sottoposti a voto popolare: vittoria! #ReferendumGiustizia
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) February 16, 2022
Plauso anche da Forza Italia. Il sottosegretario forzista alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ricorda, però: “La democrazia diretta non è mai ‘contro’ quella rappresentativa: la consultazione referendaria e la riforma dell’ordinamento giudiziario sono percorsi diversi e non alternativi“.
Da parte di Fratelli d’Italia arriva l’ok solo a due dei quattro referendum sulla giustizia ammessi dalla Corte Costituzionale. Il partito di Giorgia Meloni appoggerà solamente i referendum sulla riforma del Csm “per iniziare ad affrontare gli scandali correntizi rilevati negli ultimi giorni” e quello sulla separazione delle funzioni “per arrivare al vero equo processo richiamato dalla Costituzione“. A comunicarlo è stato Andrea Delmastro, che ha spiegato invece il parere contrario al quesito sulla custodia cautelare: “Mette a rischio la sicurezza“. Il deputato di FdI ha aggiunto che se la legge Severino venisse abolita si lascerebbe “troppa discrezionalità ai giudici, sarebbero loro a decidere caso per caso“.