Nella serata di ieri è arrivato l’ok all’unanimità ad un provvedimento che ha sollevato non poche polemiche nel settore balneare. Dal 2024 si ridiscuteranno le concessioni balneari con delle procedure concorsuali ad evidenza pubblica. Stop quindi al regime di proroga come stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato del 20 ottobre scorso. Questa decisione ha sollevato diverse riflessioni come quelle del presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari intervenuto in esclusiva per Cusano Italia Tv.

Presidente un commento a caldo della notizia che stride con il momento che stiamo vivendo?

Credo che lei con precisione abbia utilizzato un termine perfetto “stride”. Quanto avvenuto oggi ci lascia sbigottiti. Il Governo Draghi ha preso questa decisione in una modalità totalmente da disapprovare per tempi e metodi utilizzati. Voglio ricordare che noi abbiamo iniziato un percorso di confronto con il Governo, soprattutto nelle festività natalizie, ma questo confronto non c’è mai stato realmente. I tavoli ministeriali hanno rappresentato dei veri e propri monologhi da parte delle associazioni di categoria senza però avere un confronto di natura dialettica per discutere delle reali problematiche e trovare soluzioni valide.

Oggi davanti a quanto accaduto abbiamo appreso che quegli incontri hanno rappresentato solo una messa in scena solo per poter affermare di aver avviato un dialogo. Aggiungo, che quegli stessi incontri, hanno rappresentato un’azione perfettamente orchestrata che ha messo in campo situazioni di varia natura per creare i presupposti che potessero creare consenso a questo tipo di azione riprovevole messa in atto dal governo. Sostengo infine che è stata creata una comunicazione sbagliata creando luoghi comuni sulla nostra categoria.

Questa scelta riguardo le concessioni balneari è solo politica?

Il Governo, invece di prendere in mano la decisione finale e consentire un colloquio anche politico si è rivolto alla magistratura amministrativa, affidandosi al giudizio di giudici del consiglio di stato in un’azione che non spettava agli stressi giudici ma al potere legislativo. Se si lascia quindi in mano la decisione di come devono essere regolate le imprese e la vita socio-economica del paese a delle sentenze mi viene da pensare quindi che il ruolo del Parlamento viene esautorato dalle sue stesse funzioni.

Ora si sollevano due problematiche, creare stabilità occupazionale dei concessionari e un indennizzo ai lavoratori?

Questi temi sono assolutamente importanti. Aggiungo però un’altra problematica grave riguardo le concessioni balneari, ovvero quella degli investimenti. Con una prospettiva temporale al 2023 le 33mila imprese italiane non sono stimolate ad investire in questi due anni. Ogni attività cercherà di tirare fino alla fine della concessione con la conseguenza dell’impoverimento dell’offerta turistica che andremo a mettere sul mercato e una ripercussione sulle PMI che producono tutte le attrezzature come ombrelloni o lettini. Non si faranno più investimenti in questo campo già dalla giornata di domani con alle porte una crisi in questo settore. Non capisco quindi la miopia del Governo che dovrebbe tutelare le imprese italiane a dispetto di forze straniere.

Anche perché presidente si tratta di un bene strategico come le nostre coste.

Esatto, secondo voi gli altri stati europei permetterebbero che delle forze non nazionali di avere il controllo delle proprie coste? Inoltre, durante la pandemia è stato proprio attraverso gli stabilimenti balneari, al termine del primo lockdown, che si è tornati alla vita all’aria aperta.

È arrivato la decisione dal CDM all’unanimità e ora il Governo ha 6 mesi di tempo per adottare le nuove regole. Ci sarà un altro spiraglio di intervento?

Mi auguro che le forze politiche si facciano carico di risolvere senza troppi discorsi il problema creato quest’oggi dal Governo, avendo un senso di responsabilità e capendo l’errore che si è commesso. Se fossi stato nel Governo avrei cercato di capire perché le concessioni in atto in questo momento sono così importanti. Vista l’autorevolezza europea dell’attuale Presidente del Consiglio avrei chiesto all’Europa stessa di comprendere la specificità del nostro settore. Anche perché noi siamo concessionari di un bene e non di soli e semplici servizi.

Con questa decisione quindi si rischia di perdere la specificità del nostro territorio come da lei espresso prima?

La balneazione come la intendiamo ora è nata in Italia ed è stata copiata come modello da altri paesi. Ora però loro hanno un vantaggio, la certezza dell’impresa, grazie alla tutela del loro territorio attraverso lunghissime concessioni di 75/90 anni. Questi governi sono stati messi in condizione di lavorare in modo totalmente differente dai concessionari italiani che da 10 anni stanno soffrendo e sopportando questo stato di totale incertezza che getta nello sconforto le nostre imprese. Quest’ultime crediamo che debbano perire non per bolla governativa ma perché le leggi del mercato lo stabiliscono. Ad esempio, potrebbe accadere se l’imprenditore non fosse al passo con i tempi o non faccia dei corretti investimenti, ma se l’imprenditore si è sempre comportato in modo virtuoso non vedo perché debba fallire e chiudere la sua attività.

Secondo lei perché le forze governative non vi hanno ascoltato sulle concessioni balneari?

Credo che ci sia stato un progetto per compiacere poteri stranieri economicamente più forti come alcune multinazionali estere. Un esempio è quello di un famoso brand di bibite che ha fatto un investimento milionario sulla costa adriatica del nord Italia, acquisendo un litorale intero. Ora immaginiamo che questo accadrà più di frequente quando sarà data la possibilità a chi ha grossi investimenti di impossessarsi dei gioielli migliori del nostro paese. Questo non credo rappresenti il bene delle imprese italiane. Le ricadute economiche sul territorio sanno intaccate anche dal ritorno economico. Ricordiamo che le PMI investono tutto sul territorio stesso, mentre per quanto riguarda le multinazionali i proventi potrebbero prendere altre strade. Questa, quindi, non sembra affatto una tutela delle nostre imprese ma una vera e propria svendita verso l’estero.

Voglio ricordare un episodio per concludere e far capire come il nostro stato debba intervenire. In un bando Europeo, la Fincantieri ha vinto una gara d’appalto in Francia, ma il governo francese quando ha notato questo episodio, ha subito bloccato il tutto mettendo un veto definendo la concessione strategica per il paese. Di conseguenza la Fincantieri ha dovuto abbandonare il progetto. Tutto questo per dire che il governo francese ha saputo salvaguardare il loro bene. Noi con questa decisione assurda stiamo facendo il contrario, non tutelando attraverso la decisione del nostro Governo il nostro paese.