“Napoli è un caso nazionale”. Non usa mezzi termini Luigi Riello, procuratore generale della città partenopea, nel corso di un incontro con la stampa in vista della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario 2022. All’ombra del Vesuvio infatti la criminalità minorile sta assumendo dimensioni preoccupanti. Gli omicidi di stampo mafioso in crescita e il numero di clan che si dividono la città, la provincia e il territorio del distretto non ha pari in Italia. Ma andiamo per ordine.
La criminalità organizzata a Napoli
Il capoluogo campano è l’unica città d’Europa, forse del mondo, in cui in cui si possono compiere delitti efferati tra 15 e 18 anni. A 14 anni solitamente si diventa un pusher, a 18 addirittura un boss.
I reati nel Distretto giudiziario di Napoli sono aumentati del 9,43%, con una decisa inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti che avevano visto invece una costante diminuzione dei delitti. In particolare gli omicidi di stampo mafioso sono passati da 9 nel 2020 a 14 nel 2021. Una crescita di oltre il 55%.
La dimensione imprenditoriale si è poi accentuata. Non si tratta solo di fenomeni di collusione con gli ambienti imprenditoriale ma sono i clan stessi ad essere entrati nell’economia e nella finanza. In poche parole la Camorra ha creato una struttura imprenditoriale a sé stante. “C’è un gioco in prima persona, non in veste parassitaria ma con figure imprenditoriali di insospettabili al vertice dell’impresa mafiosa o camorristica” spiega Riello.
Cabina di regia sui fondi del Pnrr
Giuseppe De Carolis, presidente della Corte d’Appello di Napoli, pone invece l’accento sulla sproporzione tra le forze in campo nella lotta alla criminalità. “I giudici penali in organico sono circa 240, poco più dei procuratori, e dovrebbero essere almeno il doppio” – ha spiegato. Il discorso degli organici è fondamentale tant’è che Riello chiede una cabina di regia pronta ad affrontare e aggredire la criminalità organizzata, soprattutto in vista dell’arrivo dei soldi del Pnrr.
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