Il curling impazza in Italia. Ciclicamente, ogni volte che si tocca l’appuntamento delle Olimpiadi invernali, torna di moda il dibattito sul curling. Mai come quest’anno, nel nostro Paese, non si fa altro che parlare di questo sport che, alla vista, sembra semplice ma che, tra gli atleti, richiede grande preparazione fisica e mentale. Si tratta di uno sport d’incastri, di gestione delle velocità, di tempismo e di posizionamento. Insomma, corpo e mente devono lavorare all’unisono. Così hanno fatto Stefania Constantini e Amos Mosaner, conquistatori della medaglia d’oro in questa disciplina alle Olimpiadi di Pechino. Insieme hanno giocato e vinto 11 partite, ottenendo il primato da imbattuti.

Quello che però sembra un moto momentaneo ha in realtà un grande riscontro dal punto di vista sociale. Un indice di gradimento importante è quello che si rileva dagli ascolti televisivi, con le reti che trasmettono le gare capaci di godersi successi inaspettati. Ieri, durante la finale, si è infatti registrato questo livello di share per Rai 2: la finale ha ottenuto 2.346.000 spettatori, con il 16.1% di share. Insomma, se pensiamo che i tesserati in Italia sono meno di 400, parliamo di circa dieci volte il totale dei praticanti questo sport. Un successo frutto di vari fattori, dalla curiosità per uno sport sottovalutato al moto patriottico che, quando si parla di rassegna intercontinentali, ci unisce sotto l’egida dello sport.

Il curling in Italia come fenomeno sociale

Il curling, nel nostro Paese, si afferma anche come fenomeno sociale. L’interesse sale e scende in base alle gare, ma probabilmente il successo della coppia Constantini-Mosaner potrebbe avere come effetto boom le impennate di richieste per giocare a curling. Aumentano interesse e curiosità, tutte legate a una vittoria storica. Un avvio di Giochi davvero ottimo per i colori azzurri, a partire dal successo di Arianna Fontana. La pattinatrice, ottenendo l’oro nei 500 metri dello short track, ha raggiunto Stefania Belmondo a quota dieci medaglie Olimpiche. Tanta roba, dunque, non solo per il tanto amato curling.