La comunicazione nel calcio riveste una notevole importanza e pertanto non andrebbe mai lasciata al caso. A spiegarcene il motivo Hile Ndoj, Project Manager, che ha conseguito il master online in ‘La consulenza pedagogica nei contesti educativi di formazione permanente’ presso l’Unicusano. La sua tesi su ‘La comunicazione fuori e dentro il campo di gioco’ è stata pubblicata sul sito della FIGC. Un piccolo grande traguardo per l’appassionato, tra i molteplici hobby, di calcio e, soprattutto, fantacalcio (ride).
a cura di Michela Crisci
La comunicazione nel calcio: intervista al Project Manager Hile Ndoj
Un lavoro per capire le dinamiche relazionali di una squadra, l’utilizzo dei media nello sport e come sia cambiata negli anni la didattica della Scuola Allenatori federale.
Come è cambiata, in questi decenni, la comunicazione nel calcio?
Tutte le relazioni comunicative sono caratterizzate da asimmetrie. Siamo tutti uguali, ma la nostra vita passata e presente – la cultura di provenienza, il contesto famigliare e sociale, il modus operandi e pensandi, e così via – spesso genera asimmetrie nelle relazioni comunicative e gerarchizzazioni in ogni gruppo di persone. In una squadra di calcio ciò risulta particolarmente accentuato poiché è uno sport puro, istintivo e, quindi, ricco di situazioni emotive fortemente sollecitate. Per sua natura il calcio è un’attività che fornisce e richiede risposte immediate in quanto, appunto, vive di gesti e comportamenti, di rispetto delle regole e di forme di collaborazione e cooperazione da parte delle persone che lo compongono. Tutte queste dinamiche e le relative complessità di gestione, fino agli anni Novanta, rimanevano fondamentalmente circoscritte al perimetro societario e territoriale di pertinenza. Negli ultimi decenni, come sappiamo, l’intero pianeta è stato investito da un’autentica rivoluzione in molteplici campi e settori, tra cui il mondo dell’informazione e della comunicazione, a causa del fenomeno della globalizzazione. L’avvento delle comunicazioni di massa – radio e televisione, comunicazione telematica, la rete, social media, ecc –, ha trasformato radicalmente anche il modo di comunicare all’interno delle squadre di calcio. Il rischio di imbattersi in pasticci di natura comunicativa è sempre dietro l’angolo. I mass-media sono sempre più invasivi, riservando spesso brutte sorprese a giocatori ed allenatori. Non solo, l’incessante presenza nelle nostre vite dei numerosi social, dove chiunque e a qualunque ora del giorno e della notte può postare foto e video, o pubblicare un pensiero influenzato dallo stato emotivo del momento, ha ulteriormente complicato la loro vita. Capita di venire a conoscenza di opinioni da parte dei propri giocatori che non collimano e neppure appartengono alla loro immaginazione, poiché mai espresse nelle sedi opportune della Società. Che qualcosa, all’interno della squadra, non gira per il verso desiderato spesso, infatti, se ne viene a conoscenza attraverso le comunicazioni pubbliche. A volte, da certe dichiarazioni espresse pubblicamente, l’allenatore può perfino capire che il suo stesso rapporto professionale volge anzitempo al capolinea.
È cambiato anche il ruolo dell’allenatore?
Certamente sì! Con la diffusione planetaria del gioco del calcio l’allenatore è diventato un personaggio pubblico, finendo per far parte dello star system insieme a cantanti, attori ed altri personaggi televisivi.
L’allenatore, oltre a dover parlare davanti alla squadra, è chiamato a parlare anche in pubblico: nelle interviste televisive, nelle conferenze stampa, nei talk show, sui social, ecc. Va sottolineato, inoltre, che ai massimi livelli di calcio l’allenatore non è più ‘solo’ come lo era un tempo. Le esigenze attorno a lui si sono moltiplicate e ne è nato uno staff tecnico che rappresenta a tutti gli effetti una seconda squadra – da governare con le rispettive dinamiche – soggetta ad una suddivisione delle funzioni ormai ampiamente percepita perfino in talune realtà del calcio dilettantistico. All’allenatore, oltre al suo vice, allenatore dei portieri e preparatore atletico, a partire dagli anni Novanta si è cominciato ad affiancare il direttore sportivo ed il team manager. Dopodiché, gli specialisti funzionali come il metodologo dell’allenamento, lo specialista delle palle inattive, lo specialista degli schemi d’attacco e quello della difesa, il match analyst. Ma anche la rete degli osservatori, lo specialista della componente informatica e lo psicologo dello sport. Non solo, l’allenatore si deve rapportare quotidianamente con le strutture sanitarie e con i vari specialisti addetti alla riabilitazione del calciatore infortunato. In definitiva, oggi un allenatore di Serie A arriva ad avere attorno a sé uno staff di 15-20 persone. Tuttavia, pur di fronte ad una frammentazione così accentuata dei profili attorno a lui, deve rimanere saldo un principio basilare di ogni comunicazione efficace: l’unicità della fonte. Non è auspicabile che più persone vengano accreditate del carisma dell’allenatore o che capacità di guida e responsabilità vengano suddivise all’interno dello staff. In definitiva, l’allenatore deve saper vedere, osservare e interpretare ogni minimo dettaglio affinché le dinamiche – comunicative e non – interne non inficino sull’economia complessiva della squadra, mettendo a rischio i risultati.
Quali sono le prospettive future per i protagonisti del campo da gioco?
Il Settore Tecnico di Coverciano sta facendo un ottimo lavoro attraverso l’erogazione di parecchi corsi su tutte le regioni d’Italia, con la finalità di fornire una buona base formativa ed i giusti strumenti educativi agli aspiranti allenatori di calcio per far sì che inizino le loro esperienze da campo con il piede giusto. All’interno di questi corsi, oltre alle materie calcistiche, c’è anche quella di Psicopedagogia, dove l’argomento della comunicazione viene trattato con particolare riguardo. Se esiste un modo per quantificare lo stato di salute di una squadra, al netto dei risultati provenienti dal campo, quello è sicuramente il flusso di comunicazione tra tutti i suoi componenti. In questo senso, mi sento di dire che la continua ricerca ed approfondimento in materia di Intelligenza Emotiva potrebbe rappresentare una delle prospettive future, sebbene in talune realtà calcistiche di alto livello ci sia già una forma di apertura verso questa disciplina. Inoltre, dato che la capacità di interagire in maniera efficace con persone di culture differenti rappresenta oggi probabilmente un’esigenza alla quale siamo chiamati tutti a rispondere, penso che il mondo del calcio – gli allenatori in primis – proseguirà ad attribuire un focus sempre più crescente allo studio dei comportamenti culturali nazionali e regionali. In quest’ottica, nei corsi centrali organizzati presso Coverciano sono già state introdotte circa 5 anni fa le lezioni di Cultural Intelligence, dando vita ad un arricchimento del dibattito su tali tematiche.
La tua tesi è stata pubblicata sul sito della FIGC. Cosa significa per te questo piccolo grande traguardo?
È inutile tentare di descrivere la soddisfazione che la pubblicazione mi ha fatto sperimentare. Già prima di iniziare la stesura della Tesi, mi era pervenuta da Paolo Serena, addetto stampa della FIGC, la proposta di inviare una copia – a lavoro completato – da conservare presso la Biblioteca di Coverciano, assieme alle tesi di tutti gli allenatori laureati UEFA Pro. Le confesso che sul momento tale ipotetico scenario lo ritenevo già più che sufficiente per potermi sentire gratificato a dovere. La proposta di Paolo, una volta metabolizzata, si è rivelata, però, la vera spinta motivazionale per me per fare qualcosa di buono. Tuttavia, mai potevo immaginarmi che la mia tesi potesse essere pubblicata nella prima pagina del Settore Tecnico e che venisse letta da così tante persone, come ho potuto constatare dai numerosi messaggi che ho ricevuto. Ancora oggi fatico a realizzare.
Master Unicusano
Un master alla Cusano. Come ci hai scelto e perché?
Dopo un autunno appesantito dall’angoscia dovuta al nuovo lockdown, mi sono messo a pensare a qualcosa che fosse in grado di darmi nuova linfa e che, allo stesso tempo, potesse degnamente rimpiazzare la vita sociale e, soprattutto, l’impegno calcistico con la mia squadra che avrei potuto godere in assenza del nemico invisibile. La prima persona a mettermi la pulce nell’orecchio è stato il mio allenatore all’Assago, Angelo Gallanti, il quale mi disse: «Tu sei portato per l’insegnamento!». Successivamente, a ridosso del Natale 2020, i molteplici confronti con amici, insegnanti e non, mi hanno condotto verso la scoperta sia dei famosi 24 CFU, sia delle Università a cui potersi rivolgere per il loro conseguimento, tra cui la Cusano particolarmente consigliata. Mi sono attivato a cercare in rete i vostri contatti e ho iniziato a telefonare per avere informazioni. Nell’arco di un paio di giorni mi sono iscritto ed ho cominciato, a fatica, a studiare dopo ben 12 anni dall’ultimo esame universitario. Una volta messi in cassaforte i 24 CFU, la stanchezza accumulata mi suggeriva di abbandonare l’idea di proseguire con lo studio relativo al Master, che fino a quell’istante non sapevo nemmeno di averlo all’interno del “pacchetto”. Ma in un secondo momento, sbirciando le materie che lo componevano, mi sono presto accorto dell’evidente qualità ed utilità dei suoi contenuti, spendibili in svariati ambiti della nostra quotidianità.
Raccontaci in breve la tua esperienza con il nostro Ateneo.
È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita, nonostante inizialmente avessi molti dubbi sull’efficacia delle modalità virtuali sia per quanto concerne le lezioni, sia riguardo alle relazioni con i docenti. È bastato, però, curiosare un po’ all’interno della vostra piattaforma per constatarne l’esperienza che oramai l’Unicusano ha maturato e consolidato negli anni. Il materiale didattico messo a disposizione è di alta qualità. Anche i docenti li ho trovati molto competenti, professionali e disponibili. Se uno studente si iscrive presso la Cusano ed è provvisto della giusta “fame” di cultura, che va ben al di là del mero superamento degli esami, posso dire che è molto probabile che si tolga qualche bella soddisfazione.