La giornata dei calzini spaiati, tra il serio e il faceto, è alla sua nona edizione. L’appuntamento, del 4 febbraio, nasce per valorizzare le diversità e il rispetto: anche se si è diversi si può stare ugualmente insieme, questo il significato. L’idea, del 2014, dei bambini della scuola primaria di Terzo di Aquileia (in Friuli Venezia Giulia) e supportata dagli amici clown ha varcato i confini della scuola fino a conquistare pure la rete, dove tutti vengono invitati a condividere contenuti. La richiesta è di indossare due calzini diversi e sfoggiarli con orgoglio: siete bravi a non perdere niente, o perdete tutti i calzini che vi capitano? C’è chi ha un vero e proprio talento nel disperdere calzini, magari durante i lavaggi o nel disordine casalingo, e altri a cui è impossibile che succeda che un calzino si perda: a quale delle due categorie appartenete? Qualunque sia la risposta potete partecipare alla giornata indossando due calzini diversi, risulterete simpatici e ricorderete che ognuno di noi è unico a suo modo, non per questo dovrebbe essere escluso o dimenticato.
Diversità, unicità, le parole dei Drusilla Foer
La giornata dei calzini spaiati ai tempi dell’omologazione sociale, e della non accettazione dell’altro nella sua unicità, è un gioco divertente e fa riflettere. “Entrare in contatto con la propria unicità è un lavoro pazzesco. Come si fa? Io un modo ce l’avrei. Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano. Quelle belle, quelle che pensiamo essere brutte e si portano in alto. Si sollevano insieme a noi, nella purezza dell’aria, nella libertà del vento, alla luce del sole, in un grande abbraccio innamorato e gridiamo: Che bellezza, tutte queste cose sono io.” Così Drusilla Foer si è soffermata sul tema della valorizzazione delle diversità durante la terza serata del Festival di Sanremo, portando il pubblico a riflettere e tornando a sottolineare l’importanza della valorizzazione di se stessi.
La giornata dei calzini spaiati nasce
Ognuno di noi è unico e irripetibile, e in quanto tale ha il diritto di essere quello che è, non per questo dev’essere isolato, abbandonato. Possiamo parlare davvero di rispetto e inclusione soltanto se accettiamo l’altro per quello che è, senza giudizi di sorta.