Antonio Flamini, Vicepresidente della Silb, l’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo, è intervenuto ai microfoni de L’Italia s’è Desta condotta dal direttore Gianluca Fabi e Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus per parlare dello slittamento, di altri dieci giorni, della riapertura delle discoteche.
“Dall’inizio della pandemia, in due anni abbiamo avuto due piccole finestre di aperture. Alcuni locali estivi hanno avuto la possibilità di aprire per circa un mese e mezzo nell’estate del 2020, ma erano pochissimi. Un’altra finestra c’è stata da metà ottobre 2021 fino alla chiusura del 24 dicembre. Quindi alla fine siamo stati aperti, e ripeto non tutti i locali, circa tre mesi in due anni”.
“Siamo stati i primi a chiudere e forse, a meno di altre problematiche, gli ultimi a riaprire dall’11 febbraio. Da una parte siamo stati un capro espiatorio. Dall’altra siamo stati presi a simbolo di una serie di misure per dare un esempio al Paese. È vero che rappresentiamo il luogo dove la socializzazione e l’aggregazione sono maggiori. È anche vero però che quando siamo stati chiusi abbiamo verificato che si ballava dappertutto in maniera confusa e disordinata. Nei nostri locali abbiamo sempre garantito l’uso dei protocolli sanitari. Tutta una serie di cose che favorivano il contrasto all’epidemia cosa che non avveniva in luoghi irregolari”.
Riapertura discoteche, la politica ha un pregiudizio?
“Il pregiudizio c’è sempre stato, siamo sempre stati indicati come il male finale a causa di una serie di problemi. In questo caso secondo noi c’è stato pregiudizio. Alcune persone che hanno deciso per noi non erano pienamente a conoscenza della nostra realtà. Rappresentiamo un settore con imprenditori seri che producono economia. Molte famiglie sono rimaste senza reddito. Quando riapriremo saremo sottoposti ad altre limitazioni come il 50% della capienza. Lavorare così non aiuta nel raggiungimento di un’efficienza economica della struttura. I ristori sono stati pochi e non sono bastati. Con il Sostegni Ter dovrebbero arrivare 20 milioni ma ne servirebbero almeno 30”.
Ariston pieno per il Festival
“Amadeus ha invitato tutti a tornare a ballare nelle discoteche quando riapriranno. Vedere gente che non mette le mascherine e la capienza al 100% dimostra che non siamo tutti uguali. Già nel 2020 avevamo preparato un protocollo per lavorare in sicurezza. Aggiungere ulteriori restrizioni a quelle che già abbiamo vuol dire non raggiungere il minimo economico per giustificare un’apertura”.