Come un pilota alla curva decisiva, Mario Draghi scala, manda su di giri il motore ed esce dalla chicane più veloce di prima. Sfumati i -presunti e mai confermati apertamente- sogni di salire al Quirinale quale nuovo Capo dello Stato, Palazzo Chigi vuole far cambiare marcia al governo. Manca un anno alle elezioni e questo momento è d’oro, e non può essere sprecato nella dialettica partitica della trattativa.
Mercoledi nuovo Consiglio dei Ministri
Il secondo in tre giorni. Anche perché, da qui a giugno 2023, gli obiettivi da raggiungere sono tantissimi, così come il danaro che l’Unione Europea riverserà in Italia per il prosieguo del nostro PNRR: oltre 60 miliardi. Anticipando di un anno l’obiettivo, entro giugno prossimo sono attesi 24 miliardi e 100 milioni. A patto che il nostro Paese soddisfi 45 fra obiettivi e traguardi. Non semplice, soprattutto pensando al gioco dei partiti, sempre attenti al voler analizzare e riutilizzare ogni sfaccettatura quale rivendicazione politica da issare come effige verso le prossime elezioni, e dove qualsiasi concessione potrebbe essere quella fatale. Ma il pilota Draghi non vuole sentire questa logica, alla guida di una monoposto chiamata Italia: per questo il prossimo Consiglio di domani sarà dedicato a una puntuale ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi PNRR del primo semestre dell’anno. A capire come riuscire a conquistare quei 24 miliardi.
Anche perché gli animi sembrano tesi
Secondo alcuni giornali infatti, il primo CdM dopo la riconferma di Sergio Mattarella, è stato più un putiferio che un Consiglio. Addirittura per il Fatto Quotidiano la logica dei partiti – allo sbando, dopo la non-decisione mostrata per il Quirinale- è tornata alla ribalta già nella prima riunione di questa settimana, svoltasi in un clima gelido e di urla. Gelido è il Premier, che stringe mani, invoca l’applauso per il (rieletto) Capo dello Stato, ma mette in chiaro di dover accelerare, come in un confronto ai box con i suoi meccanici fa il pilota. Poco rasserena la notizia della crescita italiana nello scorso anno: +6,5% (rispetto all’oltre 9% perso nel 2020, ndr).
La sfida fra riforme e cantieri
Dei 51 obiettivi assegnati all’Italia, il nostro Paese non ne ha mancato neanche 1. 100% di realizzazione dei goal presentati dal NextGen EU. Erano però principalmente riforme, testi da elaborare, modificare, presentare, imbellettare. Ora, si passa ai cantieri, alle grandi opere, ai progetti materiali da diversi miliardi ciascuno. C’è però il problema dei ritardi degli enti medi e locali: come segnalato anche dall’Ance, l’associazione dei costruttori, Regioni e compagnia sono particolarmente lenti a procedere al bando delle grandi opere. Tempus fugit. Mario Draghi non vuole fare passi falsi, non vuole che la logica del “poi vediamo” si insedi nuovamente nelle istituzioni della Repubblica e, per questo, il prossimo CdM servirà a capire alla presidenza del Consiglio a quale punto è ogni singolo ministero sui traguardi da raggiungere. La bandiera a scacchi, in fondo, non è troppo lontana.