Sei giorni, otto scrutini, molteplici incontri e innumerevoli telefonate. Rose, margherite, bandiere e colori. I momenti avvincenti non sono mancati in questa edizione di Romanzo Quirinale, anzi alcuni passaggi hanno dato alla narrazione una tinta perfetta per gli amanti dei gialli.

Per quanto scritto nelle scorse puntate di questa rubrica serve invece un “mea culpa”. Non tanto per avere presentato ipotesi poi risultate errate, ma per aver sovrastimato le caratteristiche dei personaggi in azione.

Romanzo Quirinale, ultimo capitolo

Dalla “signora Bianca” alla “Signora in giallo”

“Dal Dis al Bis” si legge su uno dei tanti meme che circolano in queste ore sui social e che racchiude in appena 14 caratteri le ore più emozionanti di questa Corsa al Colle.

Sì, perché dopo una valanga di schede bianche nelle prime votazioni, molteplici incontri, innumerevoli telefonate,  rose, margherite e bandiere (repetita iuvant), venerdì 28 gennaio il colpo di scena. C’è l’accordo. C’è il profilo del nuovo Presidente della Repubblica. Anzi, della nuova Presidente della Repubblica.

Sono circa le 20.00. È da poco terminato il vertice Lega-PD-Movimento 5 Stelle.Sto lavorando perché ci sia un presidente donna”.  “Questa apertura consentirà finalmente la possibilità di avere un Presidente donna“. Matteo Salvini annuncia, Giuseppe Conte conferma.

I due leader non fanno nomi, è vero, ma in Transatlantico si rafforzano le voci su Elisabetta Belloni, direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis ndr). In parole povere il capo dei servizi segreti.

Dopo 90 minuti circa quello che sembra il fischio finale della partita: il tweet di Beppe Grillo.


C’è anche il nome.

“Avevo altri piani”

La notte porta consiglio e, in tempo di Quirinarie, anche dissidi e malumori. Matteo Renzi parla di una “deriva senza precedenti”. Forza Italia ha dubbi sulla doppietta tecnico a Palazzo Chigi e tecnico anche al Quirinale. Alcuni parlamentari dem sembrano scettici sul percorso intrapreso e anche il premier Mario Draghi pare abbia storto il naso.

Dunque che fare? Andare avanti con molteplici incontri, innumerevoli telefonate, rose, margherite e bandiere? No. Non è  dignitoso per i cittadini che assistono a questo spettacolo. Non resta che il drappello dei grandi elettori al Quirinale, come la passerella di segretari con il cappello in mano che caratterizzo la rielezione sofferta di Napolitano nel 2013.

Anche oggi c’è poco da festeggiare, sebbene molti politici abbiano commentato il Mattarella-bis come un’ottima notizia.

L’incapacità della classe politica di fare il lavoro di sintesi che le è richiesto sta trasformando in prassi un’eccezione (la rielezione del Capo dello Stato ndr) e costringe il Presidente delle Repubblica a sopperire a tali mancanze, nonostante in questo caso l’invito più volte declinato con durezza.

C’è qualcosa di buono in questo?

Pochi vincitori, tanti vinti

Serve un nome condiviso, senza vincitori e vinti” ha ripetuto come un mantra in questi giorni il segretario del Partito Democratico Enrico Letta.

Vincitori se ne contano effettivamente pochi. Matteo Renzi potrà rivendicare – in realtà ha già iniziato – di essere l’artefice dello status quo istituzionale, con la spinta di Draghi a Palazzo Chigi nel 2021 e la prima elezione di Mattarella nel 2015. La “delusa e traditaleader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni troverà il suo riscatto nell’appuntamento elettorale del 2023, dove il coraggio e la coerenza verranno ripagati.

La sconfitta più clamorosa la registra invece Matteo Salvini che bruciando nomi ha bruciato il suo ruolo di king/queen maker, segue Giuseppe Conte ora alle prese con un Movimento più lacerato che mai. Ma di vinti ce ne sono molti di più. E qui cala definitivamente il sipario.

Su questa 13° edizione di Romanzo Quirinale e su gran parte della classe politica italiana.

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II capitolo: chi vuol essere kingmaker

III capitolo: la vigilia