Tenere vivo il ricordo di uno dei più gravi crimini nella Storia del genere umano è la finalità della Giornata della Memoria, e il cinema è, da sempre, una delle migliori ‘macchine della memoria’ a disposizione dell’umanità.
Ecco, quindi, cinque film fondamentali per ricordare quel 27 gennaio del 1945, in cui le truppe dell’Armata Rossa sovietica liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, e che celebrano la sopravvivenza di valori e ideali anche alla più indicibile delle tragedie

Schindler’s list (2005)

L’orrore e la speranza, l’ignobile barbarie di chi “crede, obbedisce, combatte” e la luce di chi è in grado di rivedere le proprie idee.
Quando Steven Spielberg ha raccontato la Shoah, è partito dalla storia vera di Oskar Schindler, imprenditore intenzionato ad arricchirsi, solidarizzando con i nazisti e sfruttando la manodopera ebrea nella sua fabbrica. La scoperta delle atrocità compiute dal regime lo porterà a cambiare radicalmente le proprie convinzioni, e a intraprendere una rischiosa avventura per mettere in salvo i mille operai ebrei che lavoravano per lui.
Ne pagherà il prezzo con la miseria, ma verrà ricordato per sempre come uno spiraglio di luce nel periodo più buio della Storia.
In un appassionante melodramma, vincitore di sette Premi Oscar, Spielberg contrappone all’obbedienza cieca, il libero arbitrio, ciò che distingue un essere umano dalle bestie.

La tregua (1997)

Il dittico formato dai due romanzi, Se questo è un uomo e La tregua, firmato da Primo Levi, rappresenta la testimonianza letteraria più famosa – al pari de Il diario di Anna Frank – della persecuzione patita dagli ebrei.
Nel suo ultimo film, Francesco Rosi riesce a tenere alta la bandiera morale e civile del suo cinema d’impegno, dopo capolavori come Le mani sulla città, Uomini contro e Il caso Mattei. Allo stesso, tempo, il regista non dimentica la sensibilità nel restituire il complesso stato d’animo di Levi (interpretato da John Turturro) e degli altri reduci italiani, durante il loro viaggio di ritorno da Auschwitz.
La libertà e l’entusiasmo di un mondo nuovo si scontrano con un sotterraneo senso di inadeguatezza. Rosi, alla luce della morte per suicidio di Primo Levi nel 1987, racconta come il trauma dell’Olocausto e dei suoi orrori possa restare attaccato alla mente e all’anima di chi lo ha vissuto. L’unico modo per provare a esorcizzarlo sta nell’insegnamento di Levi: la testimonianza, il ricordo, come appello alla memoria collettiva.

La vita è bella (1997)

È possibile raccontare l’Olocausto con il linguaggio della commedia? La tradizione cinematografica trova la prima, magnifica conferma a questa domanda ne Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin, realizzato nel 1940, nel pieno della barbarie nazi-fascista.
Dichiaratamente ispirato al capolavoro di Chaplin, La vita è bella è una storia d’amore che sconfina nella fiaba, mentre il mondo precipita nel buio e nella violenza.
Roberto Benigni, accompagnato da Vincenzo Cerami alla sceneggiatura e da Nicola Piovani alle musiche, utilizza l’arma del paradosso per smascherare il razzismo e la sua assurdità. Ma questo non significa voler negare le atrocità compiute in nome di esso (come sostenuto, erroneamente, da qualcuno all’epoca dell’uscita della pellicola). Anzi, il suo film colpisce e appassiona, commuove e rincuora, proprio per la netta contrapposizione – tipica della favola e del Mito – tra un Bene assoluto e un Male inequivocabile.

Train de vie – Un treno per vivere (1998)

Come spesso capita nel cinema, avere un’idea geniale è poco importante, se a mancare è il tempismo.
Nel caso del film diretto da Radu Mihaileanu, neanche arrivare al cinema poco prima de La vita è bella, fu sufficiente a salvarlo dal grande successo del film di Benigni.
Tuttavia, la storia degli abitanti di un villaggio ebraico che si inventano una finta deportazione ad Auschwitz per sfuggire a quella reale, accompagnati dalle musiche di Goran Bregović e dai dialoghi italiani di Moni Ovadia, merita la visione. Perché alla meraviglia fanciullesca del film italiano, aggiunge un certo gusto dell’assurdo e un’amarezza di fondo dalla quale nemmeno la favola, a volte, può sfuggire.

Concorrenza sleale (2000)

Giornata della Memoria, Ettore Scola
Ettore Scola, regista di “Concorrenza sleale”.

L’ultimo film di questa speciale rassegna dedicata alla Giornata della Memoria è anche l’ultimo firmato da un grande regista del cinema italiano. Ettore Scola si congedava dal suo pubblico con una pellicola fortemente politica. In essa, il ricordo di quanto avvenuto in Italia durante il regime fascista e, nello specifico, dopo l’approvazione delle leggi razziali (il periodo in cui è ambientato il film) deve sempre servire da monito per il presente.
Partendo dal conflitto tra due commercianti, Umberto (Diego Abatantuono) e Leone (Sergio Castellitto), il regista mette in scena cosa furono davvero il fascismo e il razzismo in Italia: il prodotto di un conformismo al limite della stupidità. Contagioso e, proprio per questo, pericoloso in ogni epoca.

Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala su Radio Cusano Campus.