Scozia, ricchi americani stanno acquistando le tenute di caccia delle Highland per proteggere l’ambiente. Sono i Green Laird. La tenuta di 5.500 acri di Kildrummy, ad esempio, è recentemente acquistata da una coppia di imprenditori immobiliari statunitensi. Christopher e Camille Bently sono così entrati a far parte dei cosiddetti Green Laird, miliardari dalla spiccata sensibilità ambientale che stanno comprando ampi territori scozzesi trasformando il modo in cui queste aree sono state gestite per tanto tempo.
Ambiente, la rivoluzione americana in Scozia
“Kildrummy è sempre stata gestita come una tenuta di caccia e sfruttata in modo davvero intensivo ha spiegato Camille Bently alla Reuters. I Bently hanno acquistato la proprietà per circa $ 15 milioni. Vi si trova una importante casa padronale, risalente al 1901, eretta per ospitare le popolari feste di caccia mentre le brughiere sono state bruciate per migliorare le condizioni di riproduzione del gallo cedrone, preda ambita dagli appassionati. Per garantire ai cacciatori di divertirsi i predatori naturali, come le volpi, sono stati invece cacciati o intrappolate e uccise. Oggi invece i Bently hanno vietato qualsiasi attività di caccia nella tenuta. Il loro obiettivo è quello di trasformarla in un’area dove le specie in pericolo possano vivere protette e rispettate. ”Dall’altra parte della strada c’è la Glenkindie, una tenuta di caccia. I proprietari di quella però negli anni hanno gestito la loro terra in modo molto diverso di quanto fatto a Kildrummy , rispettando l’ambient. Stiamo cercando replicare quel modello anche qui, dove invece le brughiere sono state bruciate e lasciate senza manutenzione per troppo tempo”, ha aggiunto Christopher Bentley.
I ricchi americani a difesa delle Highland scozzesi
Non lontano si trova un’ex tenuta di caccia, chiamata Bunloit, recentemente acquistata da un altro Green Laird, Jeremy Leggett. Leggett è un attivista per il clima di lunga data che ha guadagnato milioni dall’energia solare. “All’inizio della mia carriera mi dicevano che ero un sognatore senza radici e che l’energia solare non avrebbe mai prodotto energia, oggi mi chiedo perché non provare a replicare il successo che ho avuto in quel campo con un altro sistema utile all’ambiente. Il mio obiettivo è quello di eliminare il carbonio dall’atmosfera” ha affermato Leggett. L’imprenditore spera che la ricerca attiva a Bunloit acceleri una vera e propria rivoluzione nella gestione del territorio in Scozia e aiuti ad evitare il tracollo climatico e quello della biodiversità. Comincerà misurandola quantità di carbonio immagazzinata nella tenuta di Bunloit: “Penso che tra cent’anni, se lo faremo bene, gran parte del Paese assomiglierà a queste piccole aree che oggi stiamo proteggendo, con antichi boschi di querce di centinaia di anni”.
Le polemiche sull’arrivo dei Green Laird
Il numero in aumento dei Green Laird ha ravvivato il dibattito su chi possiede la terra scozzese e sull’utilizzo che ne viene fatto. Secondo gli attivisti meno di 500 persone possiedono più della metà della terra privata della Scozia e molti di loro sono stranieri. Alcuni proprietari sono profondamente scettici a proposito di queste novità. Tra questi c’è Jamie Williamson, 74 anni: “Le persone che stanno spingendo in questa direzione provengono da un contesto urbano o da un paese straniero e sono arrivate qui recentemente” ha spiegato l’uomo che gestisce l’Alvie & Dalraddy, una tenuta sportiva tradizionale. Williamson ha aggiunto che sta faticando per mantenere le sue entrate dal tiro al gallo cedrone anche a causa delle incursioni dei cervi nella sua tenuta, circondata da importanti progetti di rinaturalizzazione. Secondo lui ripiantare i boschi nativi in Scozia non fermerà il cambiamento climatico fintanto che il paese importerà legname a buon mercato dall’estero. “Se effettivamente riportassimo indietro e producessimo il nostro acciaio e ferro e riportassimo le nostre industrie inquinanti, ma le gestissimo in modo più efficiente, faremmo molto di più per il riscaldamento globale che puntando al ripristino delle torbiere. Gli alberi poi qui crescono molto lentamente”. I Bently sanno bene che gli scozzesi possono essere molto diffidenti nei confronti degli statunitensi con grandi progetti e tasche profonde. “C’è sicuramente un nutrito numero di persone che ha questa mentalità ma noi siamo qui perché adoriamo questo posto e vogliamo solo essere parte della sua rinascita, per il bene di tutti” ha concluso Camille Bentley.