Ci siamo: il conto alla rovescia è terminato. Il palco e il parcheggio di Montecitorio sono pronti. Domani i personaggi di Romanzo Quirinale entrano in scena.
Capitolo III: la vigilia
La vigilia del primo voto per la partita del Colle, è il momento da dedicare agli ultimi incontri e confronti. Il centrosinistra si è riunito questa mattina nella sala Berlinguer della Camera. Presenti il segretario Dem Enrico Letta, il leader M5S Giuseppe Conte e il numero uno di Leu Roberto Speranza. Tutti accompagnati dai rispettivi capigruppo di Camera e Senato. Anche il pomeriggio è zeppo di riunioni. Dell’una e dell’altra coalizione, ufficiali e meno ufficiali.
Ma questo terzo capitolo parte oggi da un’altra figura, da quella che è stata forse la protagonista del vertice di sabato del centrodestra. Colei cui è spettato l’onere e l’onore di farsi portavoce del “gesto di responsabilità nazionale”. La fedelissima senatrice Licia Ronzulli, al termine della riunione su Zoom, ha annunciato il passo indietro di Silvio Berlusconi.
Ebbene sì. Nonostante ”l’esistenza di numeri sufficienti” per andare al Colle, una lunga riflessione con i familiari e i dirigenti di Forza Italia ha portato il Cavaliere alla decisione di ritirarsi dalla corsa quirinalizia perché “l’Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione“. E poi l’auspicio che Mario Draghi completi il lavoro avviato a Palazzo Chigi.
Il lettore che segue questa rubrica dalla prima puntata, non sarà rimasto sorpreso da questo risvolto. Anzi, c’era da aspettarselo.
Mario Draghi e l’ipotesi trasloco al Quirinale
Il trasloco di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Colle è stata l’ipotesi più quotata nel corso di questi mesi. Secondo alcuni sarebbe stata proprio la promessa del Quirinale a convincere l’ex numero uno della BCE a prendere in mano le redini di questa legislatura accettando l’incarico di Presidente del Consiglio. Quindi un trasferimento naturale, certo e “dovuto”.
Ma a poche ore dall’inizio della prima votazione, il ritiro della candidatura di Berlusconi e lo stop contestuale all’ipotesi Draghi (questo secondo elemento meno atteso del primo), scalza l’attuale premier dalla pole position.
Blindando Draghi a Palazzo Chigi, Berlusconi avrebbe detto quello che altri speravano. Perché la paura che la maggioranza si sfasci senza l’autorevole guida di Draghi incombe su tutti e non è da meno il timore delle elezioni anticipate. Ed ecco allora fioccare dubbi – e addirittura veti – sul premier anche da parte di chi ha sempre sostenuto l’ipotesi trasloco.
Tuttavia, dal casale di famiglia a Città della Pieve, Mario Draghi starebbe seguendo i movimenti dei partiti in serenità. Forse in fondo, da uomo di spessore e raffinata intelligenza qual è, sa che questa partita si risolverà in fretta, in modo composto e senza il bisogno di un suo cambio di residenza.
Non ci resta che attendere. Il sipario si sta alzando.
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